E' una antica lingua del Messico. Pare che stia scomparendo perchè gli unici due uomini che la conoscono, Manuel e Isidro, due anziani di una etnia che si chiama zoque, hanno litigato e non si parlano più. I due vivono in un villaggio dal nome Ayapan, nel Tabasco, sud-est del Messico. Gli zoque, l'etnia di Manuel e Isidro, sono discendenti di una cultura preispanica le cui origini vengono fatte risalire addirittura a prima della nascita di Cristo.
Insomma, tra Manuel e Isidro un classico litigio tra vicini come ne capitano chissà quanti. Solo che in questo caso, vale la sopravvivenza di una lingua. Tant'è vero l'Istituto nazionale delle lingue indigene si è allarmato e sta cercando di convincere i due se non proprio a riappacificarsi, quantomento a partecipare ad un progetto di insegnamento dell'ayapaneco ai giovani della loro comunità. Progetto che senza di loro non potrebbe andare avanti visto che nessun altro conosce questo idioma.
Ci auguriamo che non litighino i tre indigeni che in Australia parlano ancora il magati ke nei Territori del Nord oppure gli alti tre che parlano yawuru nell'Australia occidentale o i sei in Amazzonia che conoscono l'arikapu. Mentre una sola persona e, quindi sorti aggrappate ad un filo, conosce ancora l'amurdag (ancora Australia) o il siletz Dee-Ni (Oregon, Stati Uniti).
Sta di fatto che il processo di estinzione delle lingue nel mondo appare irreversibile, soprattutto di quegli idiomi legati a comunità indigene che pian piano o perdono la loro identità oppure scompaiono.
Oggi, secondo una ricerca del National Geographic di poco tempo fa, si parlano settemila lingue nel mondo, ma ogni due settimane ne muore una. Entro la fine di questo secolo, metà di quelle settemila moriranno.
Certo fa meno effetto pensare ad una lingua che si estingue piuttosto che alla scomparsa di un uccello, di un mammifero, di un pesce o di una pianta. Anche se i linguisti potrebbero pensarla diversamente.
Colpa della televisione, colpa di internet, colpa soprattutto del fatto come spiega David Sasaki, un blogger statunitense molto conosciuto nella blogosfera, che se un giovane messicano di lingua zapoteca pensa al suo futuro e vuole trasferirsi nella capitale, per studiare e lavorare dovrà parlare spagnolo e altrettanto faranno i suoi figli: ed ecco che rapidamente si perde un testimone di quell'idioma.
Non a caso, oggi nel mondo l'80 per cento della popolazione comunica in sole 83 lingue con influenza globale. E questo vale anche per il nostro paese, dove si parlano 42 lingue vive tra dialetti e idiomi, molti anche qui a rischio estinzione. Si dice, per esempio, che nel Nord Italia sono in pericolo il ligure, il lombardo, il piemontese, ma non sono da meno le quattro forme del sardo.
Natalia Sangama, anziana donna peruviana di lingua chamicuro, dice "Io sogno in Chamicuro, ma non posso raccontare i miei sogni a nessuno, perché nessun parla più il Chamicuro. E’ triste essere l’ultima.". Oltre a lei solo altre quattro persone parlano questa lingua.
Insomma, tra Manuel e Isidro un classico litigio tra vicini come ne capitano chissà quanti. Solo che in questo caso, vale la sopravvivenza di una lingua. Tant'è vero l'Istituto nazionale delle lingue indigene si è allarmato e sta cercando di convincere i due se non proprio a riappacificarsi, quantomento a partecipare ad un progetto di insegnamento dell'ayapaneco ai giovani della loro comunità. Progetto che senza di loro non potrebbe andare avanti visto che nessun altro conosce questo idioma.
Ci auguriamo che non litighino i tre indigeni che in Australia parlano ancora il magati ke nei Territori del Nord oppure gli alti tre che parlano yawuru nell'Australia occidentale o i sei in Amazzonia che conoscono l'arikapu. Mentre una sola persona e, quindi sorti aggrappate ad un filo, conosce ancora l'amurdag (ancora Australia) o il siletz Dee-Ni (Oregon, Stati Uniti).
Sta di fatto che il processo di estinzione delle lingue nel mondo appare irreversibile, soprattutto di quegli idiomi legati a comunità indigene che pian piano o perdono la loro identità oppure scompaiono.
Oggi, secondo una ricerca del National Geographic di poco tempo fa, si parlano settemila lingue nel mondo, ma ogni due settimane ne muore una. Entro la fine di questo secolo, metà di quelle settemila moriranno.
Certo fa meno effetto pensare ad una lingua che si estingue piuttosto che alla scomparsa di un uccello, di un mammifero, di un pesce o di una pianta. Anche se i linguisti potrebbero pensarla diversamente.
Colpa della televisione, colpa di internet, colpa soprattutto del fatto come spiega David Sasaki, un blogger statunitense molto conosciuto nella blogosfera, che se un giovane messicano di lingua zapoteca pensa al suo futuro e vuole trasferirsi nella capitale, per studiare e lavorare dovrà parlare spagnolo e altrettanto faranno i suoi figli: ed ecco che rapidamente si perde un testimone di quell'idioma.
Non a caso, oggi nel mondo l'80 per cento della popolazione comunica in sole 83 lingue con influenza globale. E questo vale anche per il nostro paese, dove si parlano 42 lingue vive tra dialetti e idiomi, molti anche qui a rischio estinzione. Si dice, per esempio, che nel Nord Italia sono in pericolo il ligure, il lombardo, il piemontese, ma non sono da meno le quattro forme del sardo.
Natalia Sangama, anziana donna peruviana di lingua chamicuro, dice "Io sogno in Chamicuro, ma non posso raccontare i miei sogni a nessuno, perché nessun parla più il Chamicuro. E’ triste essere l’ultima.". Oltre a lei solo altre quattro persone parlano questa lingua.
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