Roberto Saviano nel libro Gomorra li chiama contronomi. Rappresentano il tratto unico, identificatore di un boss di camorra. I soprannomi da sempre nel gergo malavitoso - ma non solo - rappresentano l'espressione linguistica per designare in modo immediato una personalità, un carattere. Spesso la loro interpretazione non sempre è possibile, alcuni rimangono emigmatici, misteriosi o intraducibili, anche perchè talvolta il soprannome nasce da azioni o comportamenti non sempre chiari: può nascere da un grido, da una parola storpiata, da un rumore insolito.
Nel Meridione, e soprattutto in Sicilia, sono noti anche col termine di ingiurie. Ne parla - ad esempio - Sciascia nel suo celebre Il giorno della civetta. Ingiurie perchè spesso acquistano un valore così offensivo che non possono esser chiamati in altro modo. La mafia è ricca di soprannomi: il boss dei boss Bernardo Provenzano era detto Zu Binnu (il vecchio). E la camorra non è da meno. Come ci racconta Saviano con un tratto che sembra attinto più da una sceneggiatura hollywoodiana che dalla realtà.
C'è Carmine Alfieri, il boss della Nuova Famiglia, soprannominato o 'ntufato, l'arrabbiato, per il ghigno di insoddisfazione e rabbia sempre presente sul sui viso; Giovanni Birra a mazza per il suo corpo secco e lungo; Cino Mazzarella o scellone dalle scapole visibili; Nicola Pianese o mossuto (il baccalà) per la sua pelle bianchissima.
Dai tratti fisici e somatici, alle abitudini. Antonio Di Biasi o pavesino perchè quando usciva per una operazione militare si portava sempre dietro i biscotti pavesini da sgranocchiare; Antonio Carlo D'Onofrio Carlucciello 'o mangiavatt' ossia Carletto il mangiagatti, perchè leggenda vuole che avesse imparato a sparare usando come bersaglio i gatti randagi; Gennaro Di Chiara era detto file scupierto (filo scoperto) perchè scattava violentemente se qualcuno gli toccava il viso.
Ce ne sono alcuni che sono espressioni onomatopeiche intraducibili: picc pocc - scipp scipp - quaglia quaglia - zuzù.
C'è Luigi Giugliano detto Lovigino perchè pare che le sue amanti americane nell'intimità gli sussurassero I love Luigino; Francesco Bidognetti è conosciuto come Cicciotto di Mezzanotte perchè chiunque si fosse frapposto tra lui e un suo affare avrebbe visto calare su di sè la mezzanotte anche all'alba.
Il soprannome per il boss - scrive Saviano - è come le stimmate per un santo, è la dimostrazione dell'appartenenza al Sistema. Tutti possono essere Carmine Alfieri ma solo uno si girerà quando sarà chiamato o 'ntufato, tutti possono essere iscritti all'anagrafe come Luigi Giugliano uno solo però sarà Lovigino.
Nel Meridione, e soprattutto in Sicilia, sono noti anche col termine di ingiurie. Ne parla - ad esempio - Sciascia nel suo celebre Il giorno della civetta. Ingiurie perchè spesso acquistano un valore così offensivo che non possono esser chiamati in altro modo. La mafia è ricca di soprannomi: il boss dei boss Bernardo Provenzano era detto Zu Binnu (il vecchio). E la camorra non è da meno. Come ci racconta Saviano con un tratto che sembra attinto più da una sceneggiatura hollywoodiana che dalla realtà.
C'è Carmine Alfieri, il boss della Nuova Famiglia, soprannominato o 'ntufato, l'arrabbiato, per il ghigno di insoddisfazione e rabbia sempre presente sul sui viso; Giovanni Birra a mazza per il suo corpo secco e lungo; Cino Mazzarella o scellone dalle scapole visibili; Nicola Pianese o mossuto (il baccalà) per la sua pelle bianchissima.
Dai tratti fisici e somatici, alle abitudini. Antonio Di Biasi o pavesino perchè quando usciva per una operazione militare si portava sempre dietro i biscotti pavesini da sgranocchiare; Antonio Carlo D'Onofrio Carlucciello 'o mangiavatt' ossia Carletto il mangiagatti, perchè leggenda vuole che avesse imparato a sparare usando come bersaglio i gatti randagi; Gennaro Di Chiara era detto file scupierto (filo scoperto) perchè scattava violentemente se qualcuno gli toccava il viso.
Ce ne sono alcuni che sono espressioni onomatopeiche intraducibili: picc pocc - scipp scipp - quaglia quaglia - zuzù.
C'è Luigi Giugliano detto Lovigino perchè pare che le sue amanti americane nell'intimità gli sussurassero I love Luigino; Francesco Bidognetti è conosciuto come Cicciotto di Mezzanotte perchè chiunque si fosse frapposto tra lui e un suo affare avrebbe visto calare su di sè la mezzanotte anche all'alba.
Il soprannome per il boss - scrive Saviano - è come le stimmate per un santo, è la dimostrazione dell'appartenenza al Sistema. Tutti possono essere Carmine Alfieri ma solo uno si girerà quando sarà chiamato o 'ntufato, tutti possono essere iscritti all'anagrafe come Luigi Giugliano uno solo però sarà Lovigino.
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