Le recenti elezioni politiche hanno segnato la sconfitta forse più ampia di quanto ci si aspettasse di Walter Veltroni e la scomparsa dal Parlamento di una serie di forze politiche soprattutto di centro-sinistra (dai socialisti di Boselli a Rifondazione, dai Comunisti italiani ai Verdi). Un vero terremoto. Anzi, uno tusnami. Così l'Ansa del 14 aprile: "Quasi uno tsunami elettorale quello prodotto dal voto, che ha scalzato dal seggio tanti leader e personalità che hanno segnato questi ultimi due anni di legislatura". Ecco perchè chi è riuscito a scamparla, può ritenersi soddisfatto. Come Pier Ferdinando Casini che commenta: "E' stato uno tsunami ... siamo gli unici che hanno retto alla botta".
Evocativo ma non troppo il titolo del Riformista del 15 aprile: "Lo Tsunami arriva a Roma" che da' conto della sciagura accaduta (ovviamente nel centro-sinistra) giocando con una sciagura (questa sì che vera) quale il terribile maremoto dell'Oceano Indiano che il 26 dicembre 2004 causò centinaia di migliaia di morti, feriti e senzatetto in quel pezzo di mondo.
Da allora, per il termine tsunami non c'è stata più pace. Alla faccia del suo significato originario che, in giapponese, è una parola mite, significa onda del porto. Tsunami è ormai entrato nell'uso corrente come sinonimo di maremoto. Generando un equivoco. Perchè con tsunami ci si riferisce alle onde, mentre con maremoto si indica un evento sismico avvenuto al di sotto di un fondale marino.
Ma nell'immaginario collettivo c'è ancora quell'onda immensa e velocissima che si abbattè sulle coste senza poter essere fermata. E oggi, si evoca lo tsunami come l'onda del centro-destra certamente prevista ma non contenuta che ha travolto gli avversari politici. Non a caso, Mario Borghezio parla di uno "tsunami elettorale della Lega".
Minimizza comunque Veltroni che, intervistato oggi da Repubblica, ribatte: "Se domenica ci fossimo presentati agli elettori con l'assetto del 2006, saremmo stati travolti da uno tsunami dal quale il centrosinistra non si sarebbe mai più ripreso".
Una cosa è certa. Per tsunami ormai il destino è segnato: catastrofe, terremoto o il più prosaico sconfitta...le elezioni di domenica scorsa sdoganano definitivamente la parola dall'ambito scientifico a più ampia metafora della vita. Tsunami diventa la sintesi estrema, il simbolo di un concetto che chissà prima non aveva nome: la paura di una tragedia immane, improvvisa, invincibile.
Evocativo ma non troppo il titolo del Riformista del 15 aprile: "Lo Tsunami arriva a Roma" che da' conto della sciagura accaduta (ovviamente nel centro-sinistra) giocando con una sciagura (questa sì che vera) quale il terribile maremoto dell'Oceano Indiano che il 26 dicembre 2004 causò centinaia di migliaia di morti, feriti e senzatetto in quel pezzo di mondo.
Da allora, per il termine tsunami non c'è stata più pace. Alla faccia del suo significato originario che, in giapponese, è una parola mite, significa onda del porto. Tsunami è ormai entrato nell'uso corrente come sinonimo di maremoto. Generando un equivoco. Perchè con tsunami ci si riferisce alle onde, mentre con maremoto si indica un evento sismico avvenuto al di sotto di un fondale marino.
Ma nell'immaginario collettivo c'è ancora quell'onda immensa e velocissima che si abbattè sulle coste senza poter essere fermata. E oggi, si evoca lo tsunami come l'onda del centro-destra certamente prevista ma non contenuta che ha travolto gli avversari politici. Non a caso, Mario Borghezio parla di uno "tsunami elettorale della Lega".
Minimizza comunque Veltroni che, intervistato oggi da Repubblica, ribatte: "Se domenica ci fossimo presentati agli elettori con l'assetto del 2006, saremmo stati travolti da uno tsunami dal quale il centrosinistra non si sarebbe mai più ripreso".
Una cosa è certa. Per tsunami ormai il destino è segnato: catastrofe, terremoto o il più prosaico sconfitta...le elezioni di domenica scorsa sdoganano definitivamente la parola dall'ambito scientifico a più ampia metafora della vita. Tsunami diventa la sintesi estrema, il simbolo di un concetto che chissà prima non aveva nome: la paura di una tragedia immane, improvvisa, invincibile.
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