Walterloo

Fusione dei termini Walter (ovviamente riferito a Veltroni) e Waterloo, ben rappresenta l'atmosfera del dopo elezioni. Scrive Antonio Polito sul Riformista il 16 aprile: "Più di un buontempone, l'altra sera mi ha proposto di cambiare il titolo di prima pagina del Riformista: da Waterloo a Walterloo. Per quanto sia tra coloro che non riescono a resistere a un buon sarcasmo, ho detto di no. Sarebbe stato un gioco di parole ingiusto".

E certamente ha ragione Polito, accostare la sconfitta elettorale alla disfatta di Napoleone (lo ricordiamo: giugno 1815, la sua ultima battaglia, una delle più cruente del XIX secolo), una sorta di una Waterloo moderna, è ingeneroso, ma fa parte di quei giochi linguistici a cui spesso il giornalismo ricorre anche in modo eccessivo. Ecco perchè non sorprende un titolo del Giornale, quotidiano che non è certo vicino a Veltroni, che dice: "Compagni contro dopo la Walterloo". Ed è comunque un dato di fatto che inserendo Walterloo sul motore di ricerca Google, vengono fuori circa 12mila pagine. Ingeneroso, eccessivo? In fondo, secondo "alcuni maligni", neppure tanto: Walterloo non è la disfatta di Veltroni, ma fa parte di una strategia di lungo periodo che come prima tappa (le elezioni appena concluse) prevedeva non tanto la vittoria su Berlusconi, quanto piuttosto la potatura di tutti quei fastidiosi cespugli del centro-sinistra sotto al cui ricatto è dovuto convivere il premier uscente Romano Prodi...troppo maligni gli "alcuni maligni"?

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