Papi-girls nell'era del Bunga Bunga

Dal fenomeno Noemi alle cronache del Bunga Bunga fino al Ruby-gate, l'universo femminile ha conosciuto in questi mesi una rappresentazione umiliante perfettamente sintetizzata da un ricco vocabolario coniato dai giornali.

Papi-girls è "l'esercito di soubrette, meteorine, vallette, aspiranti attrici ospiti di Silvio Berlusconi" (Repubblica, 7 febbraio 2011). Papi-girls, con l'elemento papi che rievoca la storia della giovane Noemi Letizia.

L'Espresso (4 febbraio 2011) ha invece "svelato un sistema, una "struttura organizzata" che seleziona e finanza decine di giovanissime, distribuendo ruoli e soldi". Dentro il sistema ci sarebbero le coloradine e meteorine (le ragazze a cui le serate ad Arcore spalancherebbero le porte dei programmi tv come il meteo di Emilio Fede), le bungarelle (che sarebbero state intercettate con buste di banconote dopo le serate Bunga-bunga), le olgettine (le ragazze divenute famose perchè sistemate nel residence dell'Olgetta), le consiglierine (le più brave che riescono a entrare in politica), le onorevoline (le dilette "a cui Berlusconi promette un posto in Parlamento").

Di fronte a tal scenario, Massimo Gramellini sulla Stampa di giovedì ha rivendicato la coniazione dell'espressione burqa bunga, un colorato sinonimo di dignità nei riguardi del mondo femminile rispetto a "chi pensa che non esista una via di mezzo tra il burqa e il bunga bunga".

Mentre nel Pdl emergerebbe una nuova categoria di donne definite dal sito linkiesta.it draghesse. Le draghesse sarebbero in particolare Daniela Santanchè e Michela Brambilla accusate all’interno dell’universo femminile del Pdl "di aver commissariato pensieri e azioni del Capo", cioè Silvio Berlusconi. "Da quando è scoppiato, con il fragore che sappiamo, il caso Ruby, Berlusconi si fida soltanto del genere femminile. (...) le signore, queste signore, rappresentano l’anello di congiunzione ideale tra la rassicurante banalizzazione del côté a luci rosse e lo sfruttamento del medesimo in prospettiva politica".

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