L'arresto per bancarotta fraudolenta di Lele Mora, l'impresario dello spettacolo, viene commentato da Aldo Grasso, sul Corriere della Sera, come un chiaro segno: "la nostra società sta morendo di «lelemorismo»". Una tendenza che in realtà, spiega Grasso, è in atto da almeno una decina d'anni.
Il lelemorismo, spiega il critico televisivo, è "il trionfo del pressapochismo, è l'arroganza del niente che si esalta nella diffusa indifferenza". Già nel 2007, Grasso tratteggiò il lelemorismo come "un lento e costante abbassamento dello standard linguistico della nostra tv. Che non è il trash. E nemmeno il buco della serratura. È qualcosa di peggio, una lenta e sistematica lotta contro la complessità (la differenza, la diversificazione, il contrasto) a favore del populismo, della semplificazione, della uniformità".
Ma già nel 2006, Specchio (inserto de La Stampa), definì il lelemorismo come "deriva dell'umano" (espressione registrata su Enciclopedia Treccani).
Il lelemorismo, spiega il critico televisivo, è "il trionfo del pressapochismo, è l'arroganza del niente che si esalta nella diffusa indifferenza". Già nel 2007, Grasso tratteggiò il lelemorismo come "un lento e costante abbassamento dello standard linguistico della nostra tv. Che non è il trash. E nemmeno il buco della serratura. È qualcosa di peggio, una lenta e sistematica lotta contro la complessità (la differenza, la diversificazione, il contrasto) a favore del populismo, della semplificazione, della uniformità".
Ma già nel 2006, Specchio (inserto de La Stampa), definì il lelemorismo come "deriva dell'umano" (espressione registrata su Enciclopedia Treccani).
Commenti