Berlusconiano come sinonimo di prepotente, scorretto, incline a fregarsene delle regole (dunque censurabile). Il saggista, giornalista e critico letterario Filippo La Porta, esamina in un articolo uscito sul quotidiano Europa, l'evoluzione del termine partendo da un episodio avvenuto in un supermercato romano. Una evoluzione che attribuisce alla parola Berlusconiano il carattere di insulto. E', scrive La Porta, la metafora dei "mutamenti sotterranei e irreversibili del costume" che la lingua rivela. Si tratta di un "rito catartico di purificazione collettiva per cui ci si libera con una scrollata di spalle di un imbarazzante e recentissimo passato, di cui si è stati complici".
Ma non deve sorprendere, soprattutto perchè i primi a praticare questo "sport nazionale" sono i politici ex amici del Cavaliere, come rivela Jacopo Iacoboni su La Stampa. Che parla di Revirgination collettiva, prendendo in prestito dal marketing pubblicitario americano un termine usato per definire quella moda della chirurgia plastica che restituirebbe la verginità alle donne che l’hanno perduta. Molto più del voltagabbanismo, per Iacoboni il fenomeno "illumina le inclinazioni peggiori di un Paese, la ricerca di facili colpevoli, e un’inestirpabile tendenza all’autoassoluzione: l’autobiografia di una nazione. Quel che è peggio, forse, è che il Palazzo è davvero uno specchio (magari leggermente deformato) di ciò che accade nella società italiana".
Non a caso, ben prima della testimonianza raccontata da La Porta, a certificare la trasformazione nell'uso del termine Berlusconiano è addirittura la presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, che nell'agosto del 2011, nel corso dell'assemblea regionale, dà dei "berlusconiani" ai membri dell’opposizione.
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