"Manette
facili" e eccessivo giustizialismo oppure l'inevitabile riflesso di un
clima sociale che riversa anche nel linguaggio rabbia e sfiducia? Da
Tangentopoli in poi, ogni scandalo politico o storia di malaffare ha
prodotto innumerevoli neologismi che i linguisti normalmente chiamano
"occasionalismi", cioè parole-tormentone che dopo un breve periodo si
sgonfiano.
Affittopoli,
parentopoli, sanitopoli, criccopoli, tanto per citarne alcune. Le
ultime vicende giudiziarie hanno portato alla luce Laziogate, una
versione all'amatriciana del più celebre Watergate americano, e
Sprecopoli, neologismo già in uso da alcuni anni e spesso riproposto per
fotografare gli sprechi di denaro pubblico sul territorio.
Ma
non ci sono solo i neologismi. C'è anche una reinterpretazione di
parole ben riconoscibili. Ad esempio, Marcello Veneziani (La grammatica per classificare i ladri, Il Giornale, 29 settembre 2012) declina il termine
ladri in tre diverse tipologie: attivi, passivi e deponenti. Attivo è
colui "che deruba attivamente", passivo è invece chi "lascia rubare e
trae beneficio indiretto dal furto", mentre il deponente è la persona
che "non deruba ma depone leciti finanziamenti pubblici su conti
propri". In pratica, la cosidetta appropriazione indebita. Veneziani
configura quindi una tipologia ad hoc, il "deponente", per tutti (e sono
già molti nella storia giudiziaria italiana) quei casi di uso privato
di fondi destinati ai partiti che la vicenda Fiorito, l'ex capogruppo
Pdl al Consiglio regionale del Lazio, ha portato alla luce all'ennesima
potenza.
Una
febbre forcaiola? Così la pensa invece Guido Vitiello ("Tutte le
idiozie della neolingua giustizialista", Corriere della Sera/La Lettura,
7 ottobre 2012) che scrive come parole antiche abbiano ormai assunto
significati nuovi. Ad esempio, l'inquisito che un tempo "era quasi una
bella parola", già da Mani Pulite si "confonde tra indagato, imputato,
condannato" che per "gli infebbrati sono sfumature di un solo colore".
Analogamente, il prescritto, "che a rigore dovrebbe riguardare un reato,
o tutt'al più, un antibiotico" è invece "il marchio d'infamia di chi
della prescrizione si avvantaggia; e tanto valeva dire proscritto".
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