E' la parola di queste ore e rischia di condizionare l'elezione del Presidente della Repubblica fin dalla sua prima votazione, in corso proprio in questi minuti.
Scrive oggi il Corriere della Sera
che franco tiratore si usa per "definire un individuo che non segue
i modi d'azione generalmente utilizzati dai componenti della schiera in cui
milita e, invece, adotta un comportamento imprevedibile. La
locuzione ha origine militare, deriva dal francese franc-tireur e fu usata
nei resoconti giornalistici della guerra franco-prussiana per indicare i cecchini.
E' stata poi ripresa negli anni Cinquanta del secolo scorso, utilizzandola per
la prima volta secondo la definizione attuale".
E' quindi, come si suol dire, un
prestito dal lessico militare a quello politico-giornalistico dove ha
conservato la sua natura. Il franco tiratore è un cecchino che nella segretezza
dell'urna riesce a condizionare e a rendere imprevedibili accordi o esiti anche
a danno della propria parte politica.
In questi
giorni, i quotidiani hanno ricordato quante volte nella storia repubblicana i
franchi tiratori abbiano condizionato le votazioni per il Quirinale o di
componenti della Corte costituzionale o del Consiglio superiore della
magistratura. Un tempo erano il flagello dei governi, ma l'avvento del voto
palese ogni volta che ci si deve esprimere sulla fiducia al governo li ha
privati del loro divertimento più importante. Resistono e si sfogano una volta
ogni sette anni. E allora son dolori. Ne sanno qualcosa tutti i candidati alla
Presidenza che sono entrati papi a Montecitorio per uscirne cardinali.
Andreotti e Forlani nel 1992, poi Spadolini, Leone una volta. La vittima più
illustre è Amintore Fanfani: partì favoritissimo nel dicembre 1971 e venne
scavalcato persino dal candidato delle sinistre De Martino.
Franco
Marini è autorizzato a ricorrere a ogni forma di scongiuro, ma l'espressione in
queste ore più in voga sulla rete è "i franchi di Franco", cioè
coloro che cercheranno di far saltare l'accordo tra Bersani e Berlusconi
proprio sul nome di Marini come successore di Giorgio Napolitano al Quirinale.
Peraltro,
parlar di franchi tiratori sembra oggi quasi una forzatura visto
che in tanti - all'interno del Partito democratico e non solo - hanno già
manifestato o chiaramente espresso il proprio no a Marini. Tant'è che lo stesso
sindaco di Firenze, Matteo Renzi, ha dichiarato che "non bisogna chiamarli
franchi tiratori perché devono avere il coraggio di alzarsi e dire che non
voteranno Marini". E in effetti, in queste ore diversi esponenti politici
hanno raccolto questo invito. Riporta Il Fatto Quotidiano che Ivan Scalfarotto,
vicepresidente del Pd, abbia annunciato: "In Aula diremo tanti no, e li
diremo ad alta voce. Io voterò Bonino". Manifestando, scrive Antonello
Caporale, una "conversione antropologica del franco tiratore, omino
nascosto dietro la segretezza del voto, potente velato, tiratore per scelta
cinica non per amor di patria".
Franco o
non franco, tiratore, a questo punto il problema non è tanto come definirlo, ma capire o
meglio attendere quale Franco vincerà: Marini o Tiratore?
pubblicato anche su: Blog Salvalingua di Radio Radio
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