Se diversi anni fa, in pieno sviluppo e espansione economica, si era andata affermando l'espressione ascensore sociale per rappresentare la possibilità, anche per cittadini di umili origini, di scalare i gradini della società, ormai da qualche tempo siamo costretti a convivere con l'opposto fenomeno definito discensore sociale, impostosi lessicalmente in Francia e ormai pienamente adottato anche in Italia.
Alain Mergier, il sociologo che coniò l'espressione ricorda in un articolo uscito su Le Monde come "nel 2006 per la classe operaia, la mobilità sociale aveva cominciato a scendere". Ma ormai il discensore sociale sembra già un pallido ricordo, perchè come spiega Mergier, all'epoca la situazione era complessa ma almeno "c'era un ascensore e, quindi, un edificio. Oggi, dopo cinque anni di crisi, la paura non è tanto il veder scendere l'ascensore quanto assistere al crollo dell'edificio".
Paolo Di Stefano, noto scrittore che sul Corriere della Sera tiene il forum 'Leggere e scrivere', oggi scrive sull'edizione cartacea del quotidiano come quell'espressione così profetica sette anni fa "ora acquista un significato meno astratto se è vero che si aggancia a numeri che dimostrano inequivocabilmente come le categorie modeste e le classi medie cosiddette «inferiori» siano cresciute negli ultimi quattro anni, in Francia, dal 57 al 67 per cento. E' il risultato di una inchiesta condotta dalla Fondazione Jean-Jaurès",
La crisi genera povertà e paradossalmente fantasia lessicale. E' il caso di discensore sociale. Ma non solo. "E' probabile - conclude Di Stefano - che quando (se) verremo fuori (si presume malconci) dalla immane depressione di questi anni saremo più ricchi nel vocabolario. Nessuno, tanto meno il comune cittadino, potrà mai più dimenticare lo «spread», il «rating», la «deflazione», i «bond», il «debito sovrano». Il «rigore» non evocherà più banalmente la sfera educativa, quella calcistica o quella meteorologica. E ogni volta che prenderemo il lift di casa ricorderemo, per associazione (e senza rimpianti), il crudele «discensore sociale». Saremo semanticamente iperdotati. Magrissima consolazione".
Approfondimento:Le Monde - Le "descenseur social" des classes moyennes
Alain Mergier, il sociologo che coniò l'espressione ricorda in un articolo uscito su Le Monde come "nel 2006 per la classe operaia, la mobilità sociale aveva cominciato a scendere". Ma ormai il discensore sociale sembra già un pallido ricordo, perchè come spiega Mergier, all'epoca la situazione era complessa ma almeno "c'era un ascensore e, quindi, un edificio. Oggi, dopo cinque anni di crisi, la paura non è tanto il veder scendere l'ascensore quanto assistere al crollo dell'edificio".
Paolo Di Stefano, noto scrittore che sul Corriere della Sera tiene il forum 'Leggere e scrivere', oggi scrive sull'edizione cartacea del quotidiano come quell'espressione così profetica sette anni fa "ora acquista un significato meno astratto se è vero che si aggancia a numeri che dimostrano inequivocabilmente come le categorie modeste e le classi medie cosiddette «inferiori» siano cresciute negli ultimi quattro anni, in Francia, dal 57 al 67 per cento. E' il risultato di una inchiesta condotta dalla Fondazione Jean-Jaurès",
La crisi genera povertà e paradossalmente fantasia lessicale. E' il caso di discensore sociale. Ma non solo. "E' probabile - conclude Di Stefano - che quando (se) verremo fuori (si presume malconci) dalla immane depressione di questi anni saremo più ricchi nel vocabolario. Nessuno, tanto meno il comune cittadino, potrà mai più dimenticare lo «spread», il «rating», la «deflazione», i «bond», il «debito sovrano». Il «rigore» non evocherà più banalmente la sfera educativa, quella calcistica o quella meteorologica. E ogni volta che prenderemo il lift di casa ricorderemo, per associazione (e senza rimpianti), il crudele «discensore sociale». Saremo semanticamente iperdotati. Magrissima consolazione".
Approfondimento:Le Monde - Le "descenseur social" des classes moyennes
Commenti
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