L'occupazione del Gezi Park di Istanbul, nata come protesta contro un
progetto di costruzioni al posto del parco, è ormai in corso da due
settimane ed è rapidamente mutata in rivolta e opposizione nei confronti
del governo di Recep Tayyip Erdogan. La presa di Piazza Taksim, a
Istambul, ha fatalmente portato la memoria ai fatti di Piazza Tahrir a
Il Cairo, storico epicentro delle manifestazioni di protesta in Egitto
contro l'allora presidente Mubarak. Era il 2011 e nasceva allora quella
che fu definita la 'primavera araba', espressione giornalistica che i
media occidentali usarono per indicare una serie di proteste e
manifestazioni che toccarono molti Paesi del Medio Oriente e del Nord
Africa.
E guarda caso, da Tahrir a Taksim, ecco che la 'primavera araba' si tramuta per molti media in 'primavera turca' o 'primavera del Bosforo'. Quanto di più sbagliato, ha precisato il Ministro degli Affari Esteri Emma Bonino. "I turchi non sono arabi - ha spiegato - queste manifestazioni ricordano maggiormente quelle che abbiamo visto nelle nostre capitali, ricordano Occupy Wall Street".
E guarda caso, da Tahrir a Taksim, ecco che la 'primavera araba' si tramuta per molti media in 'primavera turca' o 'primavera del Bosforo'. Quanto di più sbagliato, ha precisato il Ministro degli Affari Esteri Emma Bonino. "I turchi non sono arabi - ha spiegato - queste manifestazioni ricordano maggiormente quelle che abbiamo visto nelle nostre capitali, ricordano Occupy Wall Street".
Marta
Dassù, viceministro agli Affari Esteri, ha meglio chiarito il pensiero
di Emma Bonino: "Lì si lottava contro regimi autoritari, qui la Turchia è
un paese democratico, anche se in modo alquanto immaturo, e le proteste
avvengono per difendere il diritto a manifestare, rispetto ad alcune
scelte del governo Erdogan, che secondo una parte della popolazione
vanno in contrasto con questo diritto e contro i propri stili di vita,
le proprie scelte, preferenze. Pertanto i casi sono effettivamente
abbastanza diversi".
Per non sbagliare, dunque, il neologismo che meglio può rappresentare gli eventi di questi giorni in Turchia è chapulling. Deriva dal termine turco 'çapulcu' (vandalo, saccheggiatore) usato dal primo ministro Erdogan per etichettare coloro che protestavano in strada. Un attacco che il movimento ha saputo rivoltare con le armi dell'ironia e del paradosso: il termine trascritto in inglese è diventato chapulling, quale sinonimo di combattente per i diritti e la giustizia, trasformandosi in una delle parole più usate (e più cercate) sul web.
Per non sbagliare, dunque, il neologismo che meglio può rappresentare gli eventi di questi giorni in Turchia è chapulling. Deriva dal termine turco 'çapulcu' (vandalo, saccheggiatore) usato dal primo ministro Erdogan per etichettare coloro che protestavano in strada. Un attacco che il movimento ha saputo rivoltare con le armi dell'ironia e del paradosso: il termine trascritto in inglese è diventato chapulling, quale sinonimo di combattente per i diritti e la giustizia, trasformandosi in una delle parole più usate (e più cercate) sul web.
Per saperne di più:
Wikipedia sul termine Chapulling
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