Scrive Mattia Feltri sulla Stampa che la verifica chiesta venerdì scorso dal segretario del Pd, Guglielmo Epifani, è la numero 2.767 degli ultimi 32 anni, secondo gli archivi Ansa. Il dato potrebbe difettare di qualche unità, ma in sostanza testimonia come il termine verifica e, quindi, l'atto politico è una costante della nostra democrazia.
Solo che in questi ultimi tempi la "leggendaria verifica di governo" si è tramutata in tagliando, "secondo la lenta evoluzione linguistica della politica (...) Visto che ha sempre portato male, si prova con nuove, povere locuzioni".
"Il pigro lessico di palazzo è un argomento ricorrente sulle pagine dei giornali" e Feltri prova a farne un condensato prendendo spunto dalla seduta parlamentare di venerdì al Senato. Emerge un ritratto dei luoghi comuni della politica italiana. Ad esempio, "il verbo più usato (sei o sette volte) è stato «stigmatizzare». «Non possiamo che stigmatizzare» (Gianluca Susta, Scelta civica) o meglio «stigmatizzare fortemente» (Enrico Cappelletti, M5S). Ma anche «stigmatizzare ancora una volta» (di nuovo Susta). E il vulnus? Poteva mancare il vulnus? «Verificatosi un vulnus» è il capolavoro di De Cristofaro, che poi ha anche «alzato il sipario». Ma si è anche «determinato un vulnus» secondo la collega di partito Loredana De Petris".
Siamo seppelliti, scrive Feltri, da ovvietà eterne. "«Assicurare continuità all'azione di governo» (Zanda), «nuovo slancio all'azione di governo» (Bernini), «fiducia che ribadiamo in maniera convinta e responsabile» (Renato Schifani). Anche il premier, Enrico Letta, era preso dal «senso di ineluttabilità», da un «doveroso sovrappiù d'ascolto», dal «manifestato auspicio». E per concludere in pirotecnia, a voi il «tempo concessomi» di Casson, il «rivelatosi» di Schifani, «l'impegno solennemente richiestoci» di Russo".
Tirando le somme, Feltri spiega: "si compilano i glossari, gli agili vocabolari, le istruzioni per l'uso: roba umoristica già trita. Ma stavolta pare di cogliere un aspetto ulteriore. Il latinorum della Prima repubblica non è più fra di noi: quell'indecifrabile alfabeto farfallino delle tribune elettorali, strumento per parlare ore e non dire nulla, ma mandare messaggi precisi, è morto stecchito. La Seconda repubblica non l'ha preso e ammodernato, anche a scopi di raggiro dell'elettore. E' rimasto soltanto il piccolo frasario polveroso del luogo comune, della tattica miserella".
Solo che in questi ultimi tempi la "leggendaria verifica di governo" si è tramutata in tagliando, "secondo la lenta evoluzione linguistica della politica (...) Visto che ha sempre portato male, si prova con nuove, povere locuzioni".
"Il pigro lessico di palazzo è un argomento ricorrente sulle pagine dei giornali" e Feltri prova a farne un condensato prendendo spunto dalla seduta parlamentare di venerdì al Senato. Emerge un ritratto dei luoghi comuni della politica italiana. Ad esempio, "il verbo più usato (sei o sette volte) è stato «stigmatizzare». «Non possiamo che stigmatizzare» (Gianluca Susta, Scelta civica) o meglio «stigmatizzare fortemente» (Enrico Cappelletti, M5S). Ma anche «stigmatizzare ancora una volta» (di nuovo Susta). E il vulnus? Poteva mancare il vulnus? «Verificatosi un vulnus» è il capolavoro di De Cristofaro, che poi ha anche «alzato il sipario». Ma si è anche «determinato un vulnus» secondo la collega di partito Loredana De Petris".
Siamo seppelliti, scrive Feltri, da ovvietà eterne. "«Assicurare continuità all'azione di governo» (Zanda), «nuovo slancio all'azione di governo» (Bernini), «fiducia che ribadiamo in maniera convinta e responsabile» (Renato Schifani). Anche il premier, Enrico Letta, era preso dal «senso di ineluttabilità», da un «doveroso sovrappiù d'ascolto», dal «manifestato auspicio». E per concludere in pirotecnia, a voi il «tempo concessomi» di Casson, il «rivelatosi» di Schifani, «l'impegno solennemente richiestoci» di Russo".
Tirando le somme, Feltri spiega: "si compilano i glossari, gli agili vocabolari, le istruzioni per l'uso: roba umoristica già trita. Ma stavolta pare di cogliere un aspetto ulteriore. Il latinorum della Prima repubblica non è più fra di noi: quell'indecifrabile alfabeto farfallino delle tribune elettorali, strumento per parlare ore e non dire nulla, ma mandare messaggi precisi, è morto stecchito. La Seconda repubblica non l'ha preso e ammodernato, anche a scopi di raggiro dell'elettore. E' rimasto soltanto il piccolo frasario polveroso del luogo comune, della tattica miserella".
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