Stop a femminicidio, meglio usare ginecidio

Via femminicidio dal linguaggio. Se proprio un termine deve essere usato per descrivere la tragedia di tante donne, violentate, sfregiate, uccise dai loro uomini (compagni, mariti, fidanzati), allora che si usi il termine ginecidio.

E' una sorta di appello quello che lancia lo scrittore e filosofo Guido Ceronetti dalle colonne del quotidiano la Repubblica.

Scrive Ceronetti:

"Si tratta di eliminare l'orripilante femminicidio, che le abbassa a tutto ciò che, in natura, è di genere femminile, dunque zoologico, col destino comune di figliare e allattare. Ma, per noi, se non siamo bruti, donna significa molto di più. L'etimologia latina ne restringe il ruolo allo spazio domestico (domina); il Medioevo occidentale l'ha inventata (o rivelata) ideale, e su quel trono è rimasta, anche quando trattata a frustate. Sopprimiamo femminicidio e facciamogli subentrare da subito ginecidio. Non è un neologismo bellissimo, ma appartiene alla schiera dei derivati dal greco classico (giné-gynekòs) che suonano in italiano benissimo: gineceo, ginecologia, ginecofobia, misoginia, ginecomanfa, ginandria... Non pensavo mi toccasse di proporre il termine più accettabile per una cosa tanto ripugnante. Però femminicidio va sbattuto fuori dal linguaggio, se ci sarò riuscito me ne farò un minimerito."


Leggi l'articolo di Guido Ceronetti

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