Messi, Neymar, Rodruguez … macchè! questi Mondiali di calcio resteranno nella storia per un momento di non-gioco, una interruzione. In altri sport è il time-out, i dirigenti del pallone l’hanno battezzato cooling break.
E’ il 31 minuto del primo tempo di Olanda-Messico, siamo all’Estadio Castelao di Fortaleza, si gioca l’ottavo di finale più bollente di Brasile 2014. Siamo sopra i 30 gradi, ora locale le 13.
Le nuove norme Fifa, introdotte il 15 febbraio scorso parlano chiaro: con queste temperature, con tassi di umidità così alti, il problema per i calciatori non è più l’avversario o l’arbitro, ma il caldo opprimente. Un problema medico. Quindi, stop per tre minuti, per dissetarsi e rinfrescarsi. Il cooling break, appunto. E il 29 giugno, giorno di Olanda-Messico, sarà ricordato anche, e per molti, soprattutto, per la ‘prima volta’ del cooling break.
Il ‘cooling break’ è un vero e proprio neologismo che si affianca alle tante parole ed espressioni ‘tecniche’ che caratterizzano la lingua del calcio. Ovviamente, inglese come tanti altri esempi del già ricco vocabolario del pallone. Ma la novità non è tanto linguistica, quanto tecnica perchè avvicina il calcio a molti altri sport dove i time-out sono parte delle regole base: pensiamo al basket o a il volley, ma anche il calcio a cinque, l’hockey su ghiaccio, la pallamano. Solo che in questi sport, l’interruzione è chiamata dagli allenatori per dare istruzioni tattiche, introdurre modifiche alla squadra. Nel calcio, invece, la pausa è stabilita prima della gara in base alle questioni climatiche. Da qui anche la scelta linguistica: cooling break che concettualmente è differente dal più classico e noto time-out.
L’esperimento probabilmente finirà qui, almeno per Brasile 2014. Ma il dado è tratto, l’innovazione lanciata. E l’espressione può diventare di diritto come il neologismo dei Mondiali brasiliani.
Questo articolo è stato pubblicato anche sul sito di Radio Radio
E’ il 31 minuto del primo tempo di Olanda-Messico, siamo all’Estadio Castelao di Fortaleza, si gioca l’ottavo di finale più bollente di Brasile 2014. Siamo sopra i 30 gradi, ora locale le 13.
Le nuove norme Fifa, introdotte il 15 febbraio scorso parlano chiaro: con queste temperature, con tassi di umidità così alti, il problema per i calciatori non è più l’avversario o l’arbitro, ma il caldo opprimente. Un problema medico. Quindi, stop per tre minuti, per dissetarsi e rinfrescarsi. Il cooling break, appunto. E il 29 giugno, giorno di Olanda-Messico, sarà ricordato anche, e per molti, soprattutto, per la ‘prima volta’ del cooling break.
Il ‘cooling break’ è un vero e proprio neologismo che si affianca alle tante parole ed espressioni ‘tecniche’ che caratterizzano la lingua del calcio. Ovviamente, inglese come tanti altri esempi del già ricco vocabolario del pallone. Ma la novità non è tanto linguistica, quanto tecnica perchè avvicina il calcio a molti altri sport dove i time-out sono parte delle regole base: pensiamo al basket o a il volley, ma anche il calcio a cinque, l’hockey su ghiaccio, la pallamano. Solo che in questi sport, l’interruzione è chiamata dagli allenatori per dare istruzioni tattiche, introdurre modifiche alla squadra. Nel calcio, invece, la pausa è stabilita prima della gara in base alle questioni climatiche. Da qui anche la scelta linguistica: cooling break che concettualmente è differente dal più classico e noto time-out.
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