Matteo Renzi, non c'è dubbio, conosce bene il valore delle parole. E lunedì 1 settembre, nella conferenza stampa di presentazione del nuovo sito passodopopasso.italia.it ne ha dato una ulteriore dimostrazione.
"Nel momento in cui sei accusato di 'annuncite', malattia tipica di parte del ceto politico, rispondiamo con l'elenco di date a cui siamo auto-costretti". E via, giù l'elenco delle cose fatte, delle cose da fare, minuziosamente documentate sul nuovo portale.
"C'è un'annuncite che per fortuna guarisce subito dopo con i risultati", ha poi rilanciato in serata il ministro per le riforme, Maria Elena Boschi, rispondendo a una domanda alla Festa dell'Unità di Bologna.
Ecco, quindi, la nuova parola d'ordine: annuncite. Un neologismo da combattere, ovviamente, perchè il Presidente del Consiglio vuole proprio evitare di passar per colui che va avanti a colpi di annunci, come i suoi detrattori gli rimproverano. Gli stessi che Renzi aveva additato più e più volte nelle scorse settimane come 'gufi' e trasformati su Twitter in una serie di hastag al fulmicotone: #amicigufi, #allafacciadeigufi, #gufierosiconi.
L'annuncite diventa quindi una sorta di malattia da curare, come rivela Sebastiano Messina (Bonsai/La Malattia, Repubblica, 3 settembre): "me l'hanno diagnosticata, ha detto, ma io sono immune, e faccio un sito per dimostrarlo".
"Una nuova e logorante malattia che gira dalle parti di Palazzo Chigi", la definisce Claudio Cerasa (Superare il governo Watsapp, Il Foglio, 4 settembre).
Ma pensare che sia un nuovo male si è fuori strada. Almeno così la pensa amliziosamente Massimo D'Alema che osserva "non è un neologismo" e poi affonda: "L'Italia ne ha sofferto moltissimo: nel corso dei governi di Berlusconi era un'attività costante".
Il rischio di cadere nell'annuncite, d'altra parte, è dietro l'angolo. Quale il sintomo più chiaro? Lo spiega Massimo Cacciari, in una intervista da Repubblica (Annuncite? Mattia non sia generico ..., 3 settembre): "Quando non esprimo coerenza. E faccio fuochi d'artificio. Se un giorno parlo di Jobs Act, quello dopo di riforma del Senato, l'altro ancora di riforma della scuola, senza un programma di sistema...".
L'annuncite e Twitter
Dopo essersi fatto largo a colpi di 'rottamare' e 'asfaltare' che ha mandato in soffitta la vecchia politica, il leader del Pd proprio su Twitter ha trovato la sua dimensione migliore con parole d'ordine che sono entrate a far parte del nuovo linguaggio della politica italiana: #cambiaverso, #italiariparte, #lavoltabuona, #80euro, #centogiorni fino ad arrivare a #passodopopasso appena coniato. Hastag-slogan-tormentoni che hanno segnato questi primi mesi di governo Renzi, un vero spartiacque rispetto a un pur recente passato.
Scrivono Valentina Avoledo e Diego Pretini sul Fatto Quotidiano, "il confronto con il vezzo di chiamare i decreti 'Salva Italia' o 'Cresci Italia' o 'qualcosa Italia', come fece comunque sforzandosi il quasi 70enne Mario Monti, è impietoso: sono passati due anni e sembra l’epoca dei Fenici".
Le parole, gli slogan, segnano una filosofia, un pensiero e quindi anche una diversità politica che ben colse tempo addietro un attento studioso dei fenomeni della comunicazione politica come Edoardo Novelli. Che di fronte al sintetico 'Adesso!' scelto da Renzi per la campagna elettorale alle elezioni primarie del centro-sinistra, ne misurò la profonda distanza da una "tradizione propria di una certa sinistra, legata ad una visione storicista dell’azione politica" che veniva rappresentata come "un lungo e progressivo cammino al quale si connaturavano tenacia e pazienza, azione ed attesa", ben riassunta da un famoso slogan del Partito comunista italiano: Veniamo da lontano e andiamo lontano.
Altri tempi: da 'Adesso!' in poi le parole d'ordine di Renzi sono state pensate all'insegna della velocità e della sintesi, conservando quei tratti che Novelli aveva già ben individuato, "una certa indeterminatezza nei contenuti e, al contempo, una perentorietà nella forma, al limite del decisionismo".
Il neologismo 'annuncite' sembra però un punto di svolta. Perchè in esso, Renzi sintetizza il bene e il (potenziale) male della sua politica: il ricorso a formule linguistiche efficaci e immediate ma anche il più pericoloso limite del suo agire, cioè il timore di veder soccombere la sua azione di governo di fronte all'onda impetuosa di promesse e annunci che non si concretizzano. Un pericolo letale perchè partendo dalla rottamazione e dalla necessità di smarcarsi da un passato sinonimo di vecchio e negativo, Renzi aveva caratterizzato la sua proposta politica quale ricetta per combattere i mali incancreniti dell'Italia: inefficienze, ritardi, burocrazia, corruzione.
Annuncite è quindi il neologismo più importante perchè la sua fortuna potrebbe segnare, al contrario, la disgrazia di chi lo ha coniato. (ultimo aggiornamento: 4 settembre 2014)
Un estratto dell'articolo anche sul sito di Radio Radio
"Nel momento in cui sei accusato di 'annuncite', malattia tipica di parte del ceto politico, rispondiamo con l'elenco di date a cui siamo auto-costretti". E via, giù l'elenco delle cose fatte, delle cose da fare, minuziosamente documentate sul nuovo portale.
"C'è un'annuncite che per fortuna guarisce subito dopo con i risultati", ha poi rilanciato in serata il ministro per le riforme, Maria Elena Boschi, rispondendo a una domanda alla Festa dell'Unità di Bologna.
Ecco, quindi, la nuova parola d'ordine: annuncite. Un neologismo da combattere, ovviamente, perchè il Presidente del Consiglio vuole proprio evitare di passar per colui che va avanti a colpi di annunci, come i suoi detrattori gli rimproverano. Gli stessi che Renzi aveva additato più e più volte nelle scorse settimane come 'gufi' e trasformati su Twitter in una serie di hastag al fulmicotone: #amicigufi, #allafacciadeigufi, #gufierosiconi.
L'annuncite diventa quindi una sorta di malattia da curare, come rivela Sebastiano Messina (Bonsai/La Malattia, Repubblica, 3 settembre): "me l'hanno diagnosticata, ha detto, ma io sono immune, e faccio un sito per dimostrarlo".
"Una nuova e logorante malattia che gira dalle parti di Palazzo Chigi", la definisce Claudio Cerasa (Superare il governo Watsapp, Il Foglio, 4 settembre).
Ma pensare che sia un nuovo male si è fuori strada. Almeno così la pensa amliziosamente Massimo D'Alema che osserva "non è un neologismo" e poi affonda: "L'Italia ne ha sofferto moltissimo: nel corso dei governi di Berlusconi era un'attività costante".
Il rischio di cadere nell'annuncite, d'altra parte, è dietro l'angolo. Quale il sintomo più chiaro? Lo spiega Massimo Cacciari, in una intervista da Repubblica (Annuncite? Mattia non sia generico ..., 3 settembre): "Quando non esprimo coerenza. E faccio fuochi d'artificio. Se un giorno parlo di Jobs Act, quello dopo di riforma del Senato, l'altro ancora di riforma della scuola, senza un programma di sistema...".
L'annuncite e Twitter
Dopo essersi fatto largo a colpi di 'rottamare' e 'asfaltare' che ha mandato in soffitta la vecchia politica, il leader del Pd proprio su Twitter ha trovato la sua dimensione migliore con parole d'ordine che sono entrate a far parte del nuovo linguaggio della politica italiana: #cambiaverso, #italiariparte, #lavoltabuona, #80euro, #centogiorni fino ad arrivare a #passodopopasso appena coniato. Hastag-slogan-tormentoni che hanno segnato questi primi mesi di governo Renzi, un vero spartiacque rispetto a un pur recente passato.
Scrivono Valentina Avoledo e Diego Pretini sul Fatto Quotidiano, "il confronto con il vezzo di chiamare i decreti 'Salva Italia' o 'Cresci Italia' o 'qualcosa Italia', come fece comunque sforzandosi il quasi 70enne Mario Monti, è impietoso: sono passati due anni e sembra l’epoca dei Fenici".
Le parole, gli slogan, segnano una filosofia, un pensiero e quindi anche una diversità politica che ben colse tempo addietro un attento studioso dei fenomeni della comunicazione politica come Edoardo Novelli. Che di fronte al sintetico 'Adesso!' scelto da Renzi per la campagna elettorale alle elezioni primarie del centro-sinistra, ne misurò la profonda distanza da una "tradizione propria di una certa sinistra, legata ad una visione storicista dell’azione politica" che veniva rappresentata come "un lungo e progressivo cammino al quale si connaturavano tenacia e pazienza, azione ed attesa", ben riassunta da un famoso slogan del Partito comunista italiano: Veniamo da lontano e andiamo lontano.
Altri tempi: da 'Adesso!' in poi le parole d'ordine di Renzi sono state pensate all'insegna della velocità e della sintesi, conservando quei tratti che Novelli aveva già ben individuato, "una certa indeterminatezza nei contenuti e, al contempo, una perentorietà nella forma, al limite del decisionismo".
Il neologismo 'annuncite' sembra però un punto di svolta. Perchè in esso, Renzi sintetizza il bene e il (potenziale) male della sua politica: il ricorso a formule linguistiche efficaci e immediate ma anche il più pericoloso limite del suo agire, cioè il timore di veder soccombere la sua azione di governo di fronte all'onda impetuosa di promesse e annunci che non si concretizzano. Un pericolo letale perchè partendo dalla rottamazione e dalla necessità di smarcarsi da un passato sinonimo di vecchio e negativo, Renzi aveva caratterizzato la sua proposta politica quale ricetta per combattere i mali incancreniti dell'Italia: inefficienze, ritardi, burocrazia, corruzione.
Annuncite è quindi il neologismo più importante perchè la sua fortuna potrebbe segnare, al contrario, la disgrazia di chi lo ha coniato. (ultimo aggiornamento: 4 settembre 2014)
Un estratto dell'articolo anche sul sito di Radio Radio
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