Da un po' di tempo ormai, inserire in un motore di ricerca la parola 'bazooka' offre come esiti una serie di pagine web che in gran parte poco hanno a che fare con il mondo delle armi e molto invece con Banca Centrale Europea, Mario Draghi e temi economici.
Il linguaggio economico che in questi ultimi anni ha spesso e volentieri contaminato altri ambiti fino al linguaggio comune (come non ricordare l'esplosione di 'spread'), questa volta subìsce una contaminazione addirittura da una parola che richiama venti di guerra.
Non è certo una novità la presenza nel nostro vocabolario di parole o espressioni mutuate dal linguaggio militare. Politica e sport in particolare nel tempo ne hanno fin troppo abusato: alzare bandiera bianca, blitz, franco tiratore, esercito (di Silvio), imboscato, marcare visita, piantare una grana, serrare i ranghi, suonare la carica.
Ma il caso 'bazooka' è veramente singolare, visto che - a sua volta - è in realtà una importazione dal mondo della musica.
Bazooka è infatti uno strumento musicale inventato da un attore comico americano Bob Burns (siamo agli inizi del '900). Uno strumento realizzato riciclando materiali di recupero: due tubi e un imbuto. Acquistò presto molta popolarità e la gente cominciò a chiamarlo 'bazooka', termine almeno a quel tempo privo di senso.
Quando poi, durante la seconda guerra mondiale, cominciò a diffondersi un'arma anticarro a forma di tubo, per molti quell'arma sembrava il 'bazooka' di Burns. E ironia ha voluto che la parola sia diventata ben più nota come un lanciarazzi usato contro i carri armati che per le atmosfere e i suoni gorgheggianti dello strumento musicale.
Non sarà affatto facile ora che il bazooka viva una terza evoluzione e possa diventare addirittura un 'simbolo della riscossa europea'.
Perchè il bazooka in economia è ormai finito con il rappresentare il piano di acquisto di titoli lanciato ieri dalla Banca centrale europea per contrastare il rischio di deflazione nell'eurozona e rimettere in moto l'economia. Uno strano accostamento a cui peraltro giornalisti e operatori ricorrono ormai da tempo. Ma solo in queste ore, l'esplosione del 'bazooka' ha realmente sconfinato l'ambito tecnico degli economisti per diventare elemento di dibattito su tv, radio e giornali.
La metafora guerrafondaia è chiara e la illustra bene Carlo Renda su huffingtonpost.it (22 gennaio): "L'immagine con cui tradizionalmente si raffigura l'operazione di Quantitative Easing è quella del bazooka, ma quella imbracciata da Mario Draghi non è un'arma dirompente che esaurisce in pochi istanti il suo potenziale. È piuttosto un fucile di precisione, con molte munizioni, capace di colpire dove serve e di farlo ripetutamente, a lungo".
Mario Draghi è dunque il vero protagonista del bazooka, un 'cecchino' in piena regola nello scontro dei mercati economici. Basta leggere alcuni titoli di queste ore: "Mario Draghi spara il bazooka ma ha quattro ostacoli sulla traiettoria" (Huffington Post 22 gennaio), "Draghi arma il bazooka e mette nel mirino la deflazione" (Messaggero, 22 gennaio), "Il bazooka accende le Borse europee. Spread in picchiata, euro ai minimi" (QN, 23 gennaio). E scorrendo indietro nel tempo, "Draghi impugna il bazooka per far ripartire la crescita" (Repubblica, 5 giugno 2014), "Draghi carica il bazooka con mille miliardi per famiglie e imprese" (ASCA, 3 luglio 2014). Bizzarrie italiane? Affatto. Titola così Die Welt il 18 novembre 2014: "Direktor zweifelt an Mario Draghis 'Bazooka'".
Le attese intorno a questa mossa sono chiare. "Mario Draghi ha sparato con il bazooka per rianimare l'economia europea...", scrive Giorno/Carlino/Nazione, ma le opinioni spesso divergono. C'è chi attribuisce al bazooka "potenza di fuoco che supera di molto le aspettative" (Andrea Bonanni, La Repubblica) e chi invece teme che "l'arma di Mario Draghi sia da considerare più una pallottola d'argento" che un bazooka (Il Messaggero).
Il linguaggio economico che in questi ultimi anni ha spesso e volentieri contaminato altri ambiti fino al linguaggio comune (come non ricordare l'esplosione di 'spread'), questa volta subìsce una contaminazione addirittura da una parola che richiama venti di guerra.
Non è certo una novità la presenza nel nostro vocabolario di parole o espressioni mutuate dal linguaggio militare. Politica e sport in particolare nel tempo ne hanno fin troppo abusato: alzare bandiera bianca, blitz, franco tiratore, esercito (di Silvio), imboscato, marcare visita, piantare una grana, serrare i ranghi, suonare la carica.
Ma il caso 'bazooka' è veramente singolare, visto che - a sua volta - è in realtà una importazione dal mondo della musica.
Bazooka è infatti uno strumento musicale inventato da un attore comico americano Bob Burns (siamo agli inizi del '900). Uno strumento realizzato riciclando materiali di recupero: due tubi e un imbuto. Acquistò presto molta popolarità e la gente cominciò a chiamarlo 'bazooka', termine almeno a quel tempo privo di senso.
Quando poi, durante la seconda guerra mondiale, cominciò a diffondersi un'arma anticarro a forma di tubo, per molti quell'arma sembrava il 'bazooka' di Burns. E ironia ha voluto che la parola sia diventata ben più nota come un lanciarazzi usato contro i carri armati che per le atmosfere e i suoni gorgheggianti dello strumento musicale.
Non sarà affatto facile ora che il bazooka viva una terza evoluzione e possa diventare addirittura un 'simbolo della riscossa europea'.
Perchè il bazooka in economia è ormai finito con il rappresentare il piano di acquisto di titoli lanciato ieri dalla Banca centrale europea per contrastare il rischio di deflazione nell'eurozona e rimettere in moto l'economia. Uno strano accostamento a cui peraltro giornalisti e operatori ricorrono ormai da tempo. Ma solo in queste ore, l'esplosione del 'bazooka' ha realmente sconfinato l'ambito tecnico degli economisti per diventare elemento di dibattito su tv, radio e giornali.
La metafora guerrafondaia è chiara e la illustra bene Carlo Renda su huffingtonpost.it (22 gennaio): "L'immagine con cui tradizionalmente si raffigura l'operazione di Quantitative Easing è quella del bazooka, ma quella imbracciata da Mario Draghi non è un'arma dirompente che esaurisce in pochi istanti il suo potenziale. È piuttosto un fucile di precisione, con molte munizioni, capace di colpire dove serve e di farlo ripetutamente, a lungo".
Mario Draghi è dunque il vero protagonista del bazooka, un 'cecchino' in piena regola nello scontro dei mercati economici. Basta leggere alcuni titoli di queste ore: "Mario Draghi spara il bazooka ma ha quattro ostacoli sulla traiettoria" (Huffington Post 22 gennaio), "Draghi arma il bazooka e mette nel mirino la deflazione" (Messaggero, 22 gennaio), "Il bazooka accende le Borse europee. Spread in picchiata, euro ai minimi" (QN, 23 gennaio). E scorrendo indietro nel tempo, "Draghi impugna il bazooka per far ripartire la crescita" (Repubblica, 5 giugno 2014), "Draghi carica il bazooka con mille miliardi per famiglie e imprese" (ASCA, 3 luglio 2014). Bizzarrie italiane? Affatto. Titola così Die Welt il 18 novembre 2014: "Direktor zweifelt an Mario Draghis 'Bazooka'".
Le attese intorno a questa mossa sono chiare. "Mario Draghi ha sparato con il bazooka per rianimare l'economia europea...", scrive Giorno/Carlino/Nazione, ma le opinioni spesso divergono. C'è chi attribuisce al bazooka "potenza di fuoco che supera di molto le aspettative" (Andrea Bonanni, La Repubblica) e chi invece teme che "l'arma di Mario Draghi sia da considerare più una pallottola d'argento" che un bazooka (Il Messaggero).
Commenti