Trenta minuti di parole, 2321 per l'esattezza e una che ricorre più d'ogni altra. E' un verbo: significa, ripetuto per ben 16 volte. E non casualmente.
E' questo il primo dato che emerge da una lettura analitica sulla frequenza delle parole usate dal neo Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo discorso di insediamento pronunciato oggi davanti a Montecitorio.
Mattarella usa con maggior frequenza significa perché ne fa un 'elemento retorico' in un preciso passaggio del suo intervento. Quando deve spiegare come concretamente si garantisce la Costituzione.
Per 15 volte Mattarella ripete cosa significa garantire la Costituzione. E' un espediente che usa di nuovo verso la fine del suo discorso per umanizzare uno Stato che molto spesso gli italiani avvertono come lontano. Nella rappresentazione evocativa di Mattarella, acquista un ruolo centrale la parola volto/volti' la seconda parola più usata: 10 volte.
Rispetto ai discorsi dei suoi predecessori, Ciampi e Napolitano, analizzati da Openpolis, sembra emergere una tensione più rivolta a restituire un senso alla Nazione, ai suoi valori e fondamenta.
Se Paese, giovani, crisi sono state parole-chiave dei nove anni di Napolitano, mentre Europa, mondo e pace dei sette di Ciampi, con Mattarella il diritto e i diritti (13 volte complessivamente), Costituzione (9), Paese (8) e poi politica, comunità, libertà e speranza (7) insieme al verbo garantire (anch'esso 7) sono - presi nel suo insieme - elementi coerenti di un preciso stile politico e comunicativo del neo Presidente.
Ultima annotazione va fatta per il termine giovani (5 volte) a cui Mattarella preferisce in tre casi ragazzi/ragazzi e ragazze. Una frequenza complessivamente rilevante (8) ma l'aver voluto alternare due modalità evitando di ricorrere esclusivamente alla parola-stereotipo giovani, forse fin troppo abusata, coglie probabilmente un altro segno distintivo dell'attenzione di Mattarella verso quei tratti di apparente banalità nell'uso delle parole.
Ancora un elemento di riflessione riguardo lo stile del discorso. Openpolis sottolinea un forte cambiamento di tendenza rispetto ai suoi predecessori: frasi brevi (una media di 18 parole) e alternanza di parole corte e numerose. Anche in questo modo, Mattarella vuole provare a parlare direttamente e con maggiore semplicità ai cittadini.
E' questo il primo dato che emerge da una lettura analitica sulla frequenza delle parole usate dal neo Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo discorso di insediamento pronunciato oggi davanti a Montecitorio.
Mattarella usa con maggior frequenza significa perché ne fa un 'elemento retorico' in un preciso passaggio del suo intervento. Quando deve spiegare come concretamente si garantisce la Costituzione.
"Garantire la Costituzione significa garantire il diritto allo studio dei nostri ragazzi in una scuola moderna in ambienti sicuri, garantire il loro diritto al futuro.Significa riconoscere e rendere effettivo il diritto al lavoro. Significa amare i nostri tesori ambientali e artistici.Significa ripudiare la guerra e promuovere la pace. Significa garantire i diritti dei malati. (...)"
Per 15 volte Mattarella ripete cosa significa garantire la Costituzione. E' un espediente che usa di nuovo verso la fine del suo discorso per umanizzare uno Stato che molto spesso gli italiani avvertono come lontano. Nella rappresentazione evocativa di Mattarella, acquista un ruolo centrale la parola volto/volti' la seconda parola più usata: 10 volte.
"Per la nostra gente, il volto della Repubblica è quello che si presenta nella vita di tutti i giorni: l' ospedale, il municipio, la scuola, il tribunale, il museo
Mi auguro che negli uffici pubblici e nelle istituzioni possano riflettersi, con fiducia, i volti degli italiani: il volto spensierato dei bambini, quello curioso dei ragazzi.
i volti preoccupati degli anziani soli e in difficoltà il volto di chi soffre, dei malati, e delle loro famiglie, che portano sulle spalle carichi pesanti.
Il volto dei giovani che cercano lavoro e quello di chi il lavoro lo ha perduto. (...)"
Rispetto ai discorsi dei suoi predecessori, Ciampi e Napolitano, analizzati da Openpolis, sembra emergere una tensione più rivolta a restituire un senso alla Nazione, ai suoi valori e fondamenta.
Se Paese, giovani, crisi sono state parole-chiave dei nove anni di Napolitano, mentre Europa, mondo e pace dei sette di Ciampi, con Mattarella il diritto e i diritti (13 volte complessivamente), Costituzione (9), Paese (8) e poi politica, comunità, libertà e speranza (7) insieme al verbo garantire (anch'esso 7) sono - presi nel suo insieme - elementi coerenti di un preciso stile politico e comunicativo del neo Presidente.
Ultima annotazione va fatta per il termine giovani (5 volte) a cui Mattarella preferisce in tre casi ragazzi/ragazzi e ragazze. Una frequenza complessivamente rilevante (8) ma l'aver voluto alternare due modalità evitando di ricorrere esclusivamente alla parola-stereotipo giovani, forse fin troppo abusata, coglie probabilmente un altro segno distintivo dell'attenzione di Mattarella verso quei tratti di apparente banalità nell'uso delle parole.
Ancora un elemento di riflessione riguardo lo stile del discorso. Openpolis sottolinea un forte cambiamento di tendenza rispetto ai suoi predecessori: frasi brevi (una media di 18 parole) e alternanza di parole corte e numerose. Anche in questo modo, Mattarella vuole provare a parlare direttamente e con maggiore semplicità ai cittadini.
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