#ritagli - L'abc della lingua che non c'è

Articolo di Valeria Arnaldi, Il Messaggero

"Mathchomaroon, hash yer dothraechek asshekh?". Nessun errore di battitura, né, come si potrebbe pensare dal suono tutt'altro che delicato, un codice bellico, ma un semplice "Ciao, come stai oggi?". In Dothraki, però. Ossia, una lingua che non esiste, nel senso canonico del termine, ma si parla. Il Dothraki è stata costruita a tavolino - e ad arte - da David J. Peterson, per la serie tv "Game of Thrones". Per dare concretezza alla cultura del popolo Dothraki, i produttori non si sono accontentati di un accostamento di suoni, ma hanno voluto un vero linguaggio. E per idearlo hanno chiamato un professionista del settore. E sì perché, proprio di settore si parla quando si tratta di nuove lingue. Peterson è membro della Language Creanon Society, fondata nel 2007 per riunire i conlanger, costruttori di lingue appunto. Per il Dothraki, fu indetto un concorso, che l'autore vinse, con un lavoro dí 180 pagine, dizionario e audio per la pronuncia. Quanto basta per dire "Athdavrazar!", ossia "Eccellente!".

LE ORIGINI
Se il Dothraki è diventato un fenomeno, con tanto di fan e cultori, rimane però solo una delle tante lingue ideate da letteratura, cinema, televisione e perfino giocattoli, fumetti e videogame. Il conlang ha, infatti, radici antiche. E decisamente colte. A tenere a battesimo il genere sarebbe stata addirittura santa Ildegarda von Bingen, autrice nel XII secolo della Lingua Ignota, sistema alfabetico di 23 lettere, forse concepito come schema musicale, o, invece, come strumento per consentire a tutti gli uomini di comunicare. Tra gli ideatori di lingue artificiali va inserito Dante, che se è considerato il padre della lingua italiana, lo è anche a pieno titolo, di quella infernale, che ha lasciato intuire nella Divina Commedia con un solo, ma significativo, verso, "Pape Satàn, Pape Satàn, aleppe", secondo alcune interpretazioni completamente inventato, secondo altre con chiare radici etimologiche. Comunque, una lingua "nuova" che non esisteva prima che le desse vita la fantasia dell'autore.

LA TERRA DI MEZZO

J.R.R. Tolkien, autore di capolavori come "Il Signore degli anelli" e dei linguaggi della Terra di Mezzo, parlò della passione per il conlang nel saggio "Il vizio segreto". Professore di inglese antico e moderno a Oxford, confessò che l'invenzione di quei mondi era stata solo un modo per dare un contesto reale alle sue "nuove" parole. Howard Phillips Lovecraft rese famosa l'Aklo nel Ciclo di Cthulhu. George Orwell, per il suo "1984", inventò la neolingua, di cui illustrò i principi cardine in un'apposita appendice. Finalità di questo linguaggio era irreggimentare il pensiero, impedendo eresie rispetto alla visione ufficiale. Dall'Utopiano di Tommaso Maro al Babel-17 di Samuel R. Delany, dall'Enochiano utilizzato da Edward Kelley per parlare con gli angeli al Nadsat ideato da Anthony Burgess per "Arancia Meccanica", tra filosofia e romanzo, sono varie le lingue che la letteratura ha sentito bisogno e desiderio di creare per parlare di nuovi concetti o mondi. Non solo romanzi. Inventati sono anche alcuni linguaggi dei fumetti, dal Kryptoniano degli abitanti del pianeta di Superman al Syldaviano di Tintin.

BASIC GALATTICO
E se i fumetti hanno fatto loro il trend, il passaggio dal libro allo schermo è stato decisamente ricco, a partire dalla fantascienza. "Star Wars" usa il Basic Galattico Standard come lingua comune, nata dalla commistione di antichi linguaggi della Terra. "Star Trek" vanta ben quattro lingue artificiali, dal Vulcaniano al Klingon, dal Romulano alla Linguacode, lingua comune della Federazione. Il Cityspeak di "Biade Runner" mescola spagnolo, tedesco, giapponese, ungherese e francese per creare la lingua del futuro. La proiezione era al 2019, come dialetto di strada. Ma già da anni il Cityspeak si usa in giochi di ruolo cyberpunk. Al fascino dell'ideazione non resiste il mondo animato. L'Atlantiano del film Disney "Atlantis, l'impero perduto" è ideazione e idealizzazione di un'ipotetica lingua madre comune a tutti, con una propria grammatica. Porta la firma Disney anche il Flatula, citato nel lungometraggio "Il pianeta del tesoro". Non avrà un suo vocabolario, ma di certo ha metrica e pronuncia originali, il Balenese usato da Dory in "Alla ricerca di Nemo". Impossibile per piccoli fan - e per i loro genitori - dimenticare il linguaggio fatto di suoni del pinguino Pingu.

I MESSAGGI
E se inventare una lingua è un gioco, o quasi, da ragazzi, perché non farne anche dei giocattoli? Il pupazzo interattivo Furby parla il Furbish, insieme di vocaboli di più derivazioni. "Essere" si dice "boh", quanto basta per riflettere sui messaggi insiti nelle diverse sintassi. Il simlish è il linguaggio artificiale del videogame The Sims - compare anche in SimCity 4 - nato dall'incontro di più lingue moderne. L'Albhed è usato dalla popolazione omonima in "Final Fantasy X". Ancora, teatro e musica. Dario Fo sul palco ha portato il Grammelot, che unisce suoni e parole a simulare una lingua straniera. Adriano Celentano l'ha usato in musica per "Prisencolinensinainciusol". In musica pure il Vonlenska, ideato dagli islandesi Sigur Ròs. Storia e politica non sono state da meno per tentativi. Uno per tutti l'esperanto. La prima regola della fantasia è avere mille le vocabolari.  

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