#ritagli - Auditorium: bando per nuovo ad, parlare l’italiano non è essenziale

Articolo di Paolo Fallia, Corriere della Sera Roma

 
C’è qualcosa di più sottile della sudditanza culturale nella smania di usare l’inglese – spesso a sproposito – quando potremmo parlare italiano. Ma adesso questa forma di supponente ignoranza, rivela una sua viralità infettiva nell’attività di governo. Pochi giorni fa il sindaco Ignazio Marino ha annunciato una «call internazionale» per trovare il prossimo amministratore delegato di Musica per Roma, l’azienda che gestisce e promuove le attività dell’Auditorium. Il prescelto, che dovrà sostituire Carlo Fuortes, nominato Sovrintendente all’Opera, avrà tempo fino al 22 aprile per presentare le proprie credenziali.

Una «procedura di selezione»Ma cos’è una «call»? Nient’altro che una «procedura di selezione di una rosa di candidati», come correttamente è scritto proprio sul sito del Comune di Roma. Ricerca estesa a candidati anche non italiani, com’è giusto, siamo o non siamo europei? Avrebbe avuto senso chiamarla «call» nella comunicazione all’estero, come sull’inserzione pubblicitaria che l’amministrazione ha pubblicato ieri sul Financial Times. Ma in Italia? La spiegazione la troviamo nel testo della «call», dove ci sono scritti i requisiti dei candidati, tipo «essere fisicamente idonei allo sviluppo delle funzioni» o «possedere i requisiti di moralità necessari».

Un «ottimo inglese», un italiano qualsiasiIl Comune chiede espressamente al candidato di «possedere un’ottima conoscenza della lingua inglese e una conoscenza dell’italiano». Frase che uno legge due volte per paura di essersi confuso: invece è tutto vero. Il candidato deve vantare un «ottimo» inglese, l’italiano basta che lo conosca. Cioè cerchiamo qualcuno che sia in grado di organizzare una press conference ma che si rivolga ai propri collaboratori chiedendo: «Dove essere Sala Petrassi?». Chiediamo a chi si candida di «essere dotato di una visione prospettica, lungimirante e di un’apertura intellettuale», ma sull’italiano basta che capisca quei barbari che si ostinano a usarlo. D’altronde la «call» è generosa con le promesse.
 

Wonderful RomeCosa offriamo? «Vita a Roma» recita il primo capitoletto «la capitale d’Italia e il principale centro culturale nel territorio nazionale». La città «che attrae turisti e artisti da tutto il mondo», quindi perché non venite per quattro anni a godervi questa pacchia? Il lavoro non è difficile, si tratta di gestire un’azienda che ha un budget di 25 milioni di euro e uno staff «di 70/100 persone». Potete farlo tranquillamente in inglese. Attenzione però, siamo tutti tenuti alla spending review, faremo un meeting su questo con tutti gli stakeholder, in questa wonderful Rome. Wow!

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