Genny'a carogna, il capo ultras del Napoli, è stato condannato a 2 anni e due mesi di reclusione, per una serie di violenze avvenute il 3 maggio 2014 in occasione della finale di Coppa Italia a Roma. Lo ricordate? L'immagine di lui a cavallo della recinzione della Curva Nord dell'Olimpico per discutere con i giocatori del Napoli e le forze dell'ordine, ha fatto il giro del mondo.
Lui come gli altri 'professionisti del disordine', come qualcuno li ha definiti, sono ormai notoriamente chiamati i daspati. Pessimo neologismo che, ricorda il sito della Treccani, individua tutti quei "tifosi che abbiano ricevuto la sanzione amministrativa o penale chiamata appunto Daspo, acronimo che sta per divieto di accesso alle manifestazioni sportive". Prima attestazione registrata: Panorama, 30 maggio 2012.
Una comunità piuttosto affollata, ben 5.069 secondo i più recenti dati del Ministero dell'Interno. Poco meno degli abitanti di Tolfa, ben più dei residenti di Carpineto Romano. Eppure, ha affermato il 28 aprile ai Gr Rai serali il ministro dell'Interno Angelino Alfano, "il nostro calcio è meno violento rispetto a quello, per esempio, di Germania e Inghilterra, secondo uno studio di un'importante università".
Sarà, ma numeri e percezione generale ci inducono a pensare altro. E la stessa coniazione di nuovi termini per definire nuove 'categorie umane' in fondo è la migliore fotografia della dimensione del fenomeno. Se poi la parola, dall'ambiente linguistico originario, si sposta e viene utilizzata anche in altri contesti, vuol dire che il radicamento è saldo. «Fanno il daspo ai tifosi, va fatto il daspo ai politici che prendono le tangenti: mai più», tuonò il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, il 16 maggio scorso: «Non lasceremo l’Expo in mano a chi prende tangenti».
Daspati nel calcio, daspati in politica. In fondo, nulla di nuovo nel Belpaese.
Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Lazio
Lui come gli altri 'professionisti del disordine', come qualcuno li ha definiti, sono ormai notoriamente chiamati i daspati. Pessimo neologismo che, ricorda il sito della Treccani, individua tutti quei "tifosi che abbiano ricevuto la sanzione amministrativa o penale chiamata appunto Daspo, acronimo che sta per divieto di accesso alle manifestazioni sportive". Prima attestazione registrata: Panorama, 30 maggio 2012.
Una comunità piuttosto affollata, ben 5.069 secondo i più recenti dati del Ministero dell'Interno. Poco meno degli abitanti di Tolfa, ben più dei residenti di Carpineto Romano. Eppure, ha affermato il 28 aprile ai Gr Rai serali il ministro dell'Interno Angelino Alfano, "il nostro calcio è meno violento rispetto a quello, per esempio, di Germania e Inghilterra, secondo uno studio di un'importante università".
Sarà, ma numeri e percezione generale ci inducono a pensare altro. E la stessa coniazione di nuovi termini per definire nuove 'categorie umane' in fondo è la migliore fotografia della dimensione del fenomeno. Se poi la parola, dall'ambiente linguistico originario, si sposta e viene utilizzata anche in altri contesti, vuol dire che il radicamento è saldo. «Fanno il daspo ai tifosi, va fatto il daspo ai politici che prendono le tangenti: mai più», tuonò il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, il 16 maggio scorso: «Non lasceremo l’Expo in mano a chi prende tangenti».
Daspati nel calcio, daspati in politica. In fondo, nulla di nuovo nel Belpaese.
Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Lazio
Commenti