"La lingua è come un fiume che scorre: ogni tanto si impoverisce per poi arricchirsi. E' un va e vieni continuo di parole nuove che si impongono e rimpiazzano parole perdute. A preoccupare semmai è la scrittura, nonostante ci sia stata un suo ritorno, basti pensare alla diffusione dei messaggini, ma è crollata la sintassi, la capacità di governare il periodo". Lo spiega Gian Luigi Beccaria, autore de "L'italiano che resta" pubblicato da Einaudi.
"La lingua è come un fiume che scorre: ogni tanto si impoverisce per poi arricchirsi. E' un va e vieni continuo di parole nuove che si impongono e rimpiazzano parole perdute. A preoccupare semmai è la scrittura, nonostante ci sia stata un suo ritorno, basti pensare alla diffusione dei messaggini, ma è crollata la sintassi, la capacità di governare il periodo". Lo spiega Gian Luigi Beccaria, autore de "L'italiano che resta" pubblicato da Einaudi.
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