Architetta, la declinazione al femminile di architetto, non è più solo una questione di correttezza linguistica. Il Consiglio dell'Ordine degli Architetti di Bergamo ha infatti recentemente approvato una delibera che consente a chi lo richieda di ottenere il timbro professionale con la dicitura di "architetta", al femminile appunto. Fino a poche settimane fa, il timbro era disponibile solo al maschile.
E' una vittoria dell'architetta Silvia Vitali che insieme alle colleghe Francesca Perani e Mariacristina Brembilla aveva presentato la richiesta al proprio ordine professionale. "E' un atto - ha spiegato Vitali al Corriere della Sera, edizione di Bergamo - per fare emergere la figura professionale, solitamente nascosta nella grammatica". "È il primo caso in Italia - rilancia Perani - ma è una questione di cultura e di abitudine, come ci stiamo abituando alle parole 'sindaca' e 'assessora'".
Il tema da sempre divide linguisti, opinionisti e politici. Pochi mesi fa l'ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano aveva definito "abominevole pronunciare le parole sindaca e ministra" creando non poco disappunto nella Presidente della Camera, Laura Boldrini, da sempre paladina della declinazione al femminile delle cariche istituzionali.
Ma la 'battaglia' è solo apparentemente linguistica. In realtà, in ballo ci sono anche aspetti che investono il rapporto parità di genere e mondo del lavoro. A Bergamo, su 2.030 iscritti all'Ordine degli Architetti, 836 sono donne e 1.468 uomini. Le donne sono il 36%, eppure - spiega Perani - "in molti concorsi, la giuria è composta da 10 componenti, tutti uomini".
Una tendenza confermata anche da altri dati nazionali. Una recente ricerca del Cresme evidenzia come nelle facoltà di architettura le studentesse sono oltre il 50% del totale, ma dopo gli studi solo tre donne su dieci si iscrivono all’Ordine. La difficoltà di conciliare lavoro e famiglia, politiche deboli su maternità e cure parentali: le cause sono molteplici.
Non sarà forse un timbro al femminile a produrre un cambiamento, ma che almeno faccia crescere la sensibilità!
Articolo pubblicato anche su Il Quotidiano del Lazio
E' una vittoria dell'architetta Silvia Vitali che insieme alle colleghe Francesca Perani e Mariacristina Brembilla aveva presentato la richiesta al proprio ordine professionale. "E' un atto - ha spiegato Vitali al Corriere della Sera, edizione di Bergamo - per fare emergere la figura professionale, solitamente nascosta nella grammatica". "È il primo caso in Italia - rilancia Perani - ma è una questione di cultura e di abitudine, come ci stiamo abituando alle parole 'sindaca' e 'assessora'".
Il tema da sempre divide linguisti, opinionisti e politici. Pochi mesi fa l'ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano aveva definito "abominevole pronunciare le parole sindaca e ministra" creando non poco disappunto nella Presidente della Camera, Laura Boldrini, da sempre paladina della declinazione al femminile delle cariche istituzionali.
Ma la 'battaglia' è solo apparentemente linguistica. In realtà, in ballo ci sono anche aspetti che investono il rapporto parità di genere e mondo del lavoro. A Bergamo, su 2.030 iscritti all'Ordine degli Architetti, 836 sono donne e 1.468 uomini. Le donne sono il 36%, eppure - spiega Perani - "in molti concorsi, la giuria è composta da 10 componenti, tutti uomini".
Una tendenza confermata anche da altri dati nazionali. Una recente ricerca del Cresme evidenzia come nelle facoltà di architettura le studentesse sono oltre il 50% del totale, ma dopo gli studi solo tre donne su dieci si iscrivono all’Ordine. La difficoltà di conciliare lavoro e famiglia, politiche deboli su maternità e cure parentali: le cause sono molteplici.
Non sarà forse un timbro al femminile a produrre un cambiamento, ma che almeno faccia crescere la sensibilità!
Articolo pubblicato anche su Il Quotidiano del Lazio
Commenti