Famiglia, onore, cupola. La mafia ci ha rubato anche le parole

Onore, cupola, piovra. Le mafie ci hanno rubato anche le parole, come emerge da una mostra organizzata nei giorni scorsi a Lamezia Terme dall'Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani nell'ambito di "Trame", il Festival di libri sulle mafie.

Sui totem della mostra campeggiavano alcuni vocaboli per lo più positivi cui le mafie, col tempo, ne hanno determinato un'accezione negativa. Pensiamo ad "onore" che proprio la Treccani identifica come un valore positivo che ha a che fare con la dignità personale e la considerazione altrui, parola di nobili radici che però ha ormai perso l'antico prestigio perchè al suo significato originario ha visto sovrapporsi un carattere negativo.

Ma non è l'unico caso. Ad esempio, la parola "famiglia" che comunemente indica quella "comunità umana in genere formata da persone legate fra loro da un rapporto di parentela, di affinità, e che costituisce l'elemento fondamentale di ogni società". Nel gergo della mafia, diventa una "associazione costituita in genere da componenti, parenti e amici di una stessa famiglia, che rappresenta il raggruppamento immediatamente inferiore alle cosca". O ancora, il vocabolo "piovra" rapidamente diffusosi attraverso cinema e televisione per alludere alla struttura tentacolare della mafia; o la parola "cupola" che nel senso di "cupola mafiosa" ha rovinato - come ha recentemente ricordato in una intervista a La Repubblica il linguista Giuseppe Patota - "una delle parole più belle della nostra storia culturale, una parola che rimanda all'arte".

Parole, tante e nobili, che la mafia ha rubato alla nostra lingua: clan, mazzetta, padrino, picciotto, rispetto. Di fronte a omicidi e stragi, il danno delle mafie alla lingua sembra poca cosa ma c'è comunque un "danno culturale che ne viene all'Italia enorme".

Poco più di 150 anni fa (era il 1865) nasceva il termine mafia, in origine maffia con la doppia 'f', ma nessuno forse allora avrebbe mai pensato che sarebbe entrato così prepotentemente e drammaticamente nel nostro vocabolario fino a diventare la parola italiana più famosa al mondo, più di pizza e pasta.

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