«Tariffa» e «Tariffa massima», una disputa linguistica decide una controversia sui rifiuti a Roma. La Regione Lazio aveva stabilito una «tariffa massima» da pagare a Manlio Cerroni, il cosidetto 'patron di Malagrotta', la più grande discarica d'Europa (nel suo sito, Cerroni la definisce "sede della Città delle Industrie Ambientali"). Per gli avvocati di Cerroni, la «tariffa» andava considerata senza aggettivi. Per complicare la questione, la legge di riferimento non né di «tariffa» né di «tariffa massima», ma di «tariffe» al plurale.
Dopo quindici anni - scrive La Stampa - il Tar sentenzia: vince Cerroni. "L'uso del plurale - argomentano i giudici - non può logicamente indurre ad affermare che possa essere stabilita una tariffa massima: è proprio il termine tariffa a determinare il convincimento che debba trattarsi di un prezzo fissato e non modificabile; la motivazione è evidentemente quella di garantire un servizio di smaltimento adeguato, mediante la copertura dei costi sostenuti e la previsione di un margine di profitto".
Dopo quindici anni - scrive La Stampa - il Tar sentenzia: vince Cerroni. "L'uso del plurale - argomentano i giudici - non può logicamente indurre ad affermare che possa essere stabilita una tariffa massima: è proprio il termine tariffa a determinare il convincimento che debba trattarsi di un prezzo fissato e non modificabile; la motivazione è evidentemente quella di garantire un servizio di smaltimento adeguato, mediante la copertura dei costi sostenuti e la previsione di un margine di profitto".
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