Cameriere? Non basta più

Cameriere? Non basta più. La parola che da sempre contraddistingue chi lavora in bar e ristoranti e "provvede al servizio di distribuzione degli alimenti, alla preparazione delle tavole" (da Treccani, http://www.treccani.it/vocabolario/cameriere/) non è più sufficiente a descrivere questa professione. Siamo di fronte a "una nuova visione del cameriere, da portapiatti a portatore di conoscenze", come ha raccontato qualche giorno fa Luigi Franchi, direttore della rivista 'sala&cucina', in occasione del primo forum sul mondo della sala nella ristorazione, tenutosi a Milano il 29 novembre scorso.

"Non abbiamo trovato neologismi - spiega Franchi - per sostituire il termine cameriere, ma si è parlato di un cambiamento di visione: trasformare l'atto di servire in accoglienza. Qual è il valore dell'arte di stimolare una relazione con il cliente, dell'eleganza dei gesti, dell'intangibilità di un servizio eccellente, di una condivisione culturale, di tanti plus che possono creare quella sensazione di unicità per cui il ristorante sa farsi ricordare e invoglia al ritorno?".

In realtà, un nuovo nome sarebbe già stato coniato. E' 'conviver', scaturito da un concorso organizzato nel 2009 da Amira, l’associazione italiana maitres alberghi e ristoranti, per valorizzare la professionalità di questa figura spesso poco considerata nel mondo della ristorazione.

Al concorso parteciparono gli studenti degli istituti alberghieri italiani e venne premiato Paolo Artibani dell'Istituto alberghiero "De Gasperi" di Palombara Sabina (Roma) che con 'conviver' superò la concorrenza di 'gourmentier', restaurant steward', 'platiere' e 'cols' (ovvero collaboratore di sala).


Conviver è un neologismo alla francese derivante dal latino 'convivium” (a sua volta, der. di convivĕre, "vivere insieme").

Secondo Raffello Speri, presidente nazionale di Amira, "chi esce dalle scuole alberghiere non sente riconosciuta la propria professionalità con un nome che li equipara a chi spesso si improvvisa a servire in sala. Era importante quindi dare un nuovo nome a questa figura altamente professionale".

Scettico il maestro Gualtiero Marchesi: "Un cuoco, anche se lo chiamiamo chef, resta sempre un cuoco e la stessa cosa varrà anche per il cameriere. Bisogna che il cameriere sia una persona che sta bene in sala e se nobilitiamo la professione non c'è bisogno di cambiare il nome".


Sarà per le considerazioni di Marchesi, sarà per il francesismo un po' ampolloso, sta di fatto che 'conviver' non ha granchè preso piede se neppure l'associazione promotrice del concorso, nella pagina del sito che promuove le offerte di lavoro, ne fa menzione pur non mancando terminologia specialistica tra Maitre, Chef de Rang e demi-chef.

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