Exofobia, quella paura nata dall'antipolitica

(Donatella Di Cesare, Corriere della Sera)
 
"Si parla spesso di «paura», un'emozione assurta alla ribalta della cronaca politica, che finisce per giustificare anche gli insulti più rozzi, i comportamenti più offensivi, le reazioni improntate alla violenza", scrive su Repubblica Donatella Di Cesare, docente di Filofia all'Università di Roma 'La Sapienza'. Paure che nascono dagli "innumerevoli pericoli che attendono chiunque metta appena il piede fuori di casa (...) Minacce di ogni genere, più o meno imminenti, più o meno velate, ma, soprattutto, non sempre reali".

Più che di paura, meglio parlare di fobia e, in particolare, di "fobia verso tutto ciò che è fuori o che viene da fuori: exofobia".

L'exofobia è "l'avversione per ciò che è oltre e altro, quell'orrore per l'esterno e l'estraneo (...) L'exofobia è l'esito di una reazione negativa, evidente in una politica ridotta a polizia preventiva, il risultato della vana e prepotente pulsione di chi aspira a restare immune, esorcizzando ogni mutamento, scongiurando ogni alterazione (...) Si chiude la porta all'altro, bandito, scacciato, cancellato, perché potrebbe infettare. E con l'altro non si intende solo lo straniero, chi viene da fuori, ma anche chi va fuori, chi osa varcare le frontiere, chi guarda oltre".

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