«Che dici, vengo? Mi si nota più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?». Chi non ricorda la famosa scena di «Ecce Bombo» in cui Nonni Moretti, al telefono, non sa se andare o non andare alla festa con gli amici: «Che dici, vengo?... Vengo e mi metto così, vicino a una finestra di profilo, in controluce... Vengo, ci vediamo là... no, non mi va, non vengo, eh no, ciao, arrivederci».
Se non fosse allarmante, rischierebbe di assumere la stessa carica comica il tira-e-molla sulla Brexit. Immaginate Mrs Gran Bretagna: «Esco, che dici, esco? Esco... mi si nota più se esco o se resto...». E la povera Theresa (sempre meno vispa) May ogni due o tre giorni di fronte al bivio: «Che dici, mi dimetto? Mi si nota più se mi dimetto o se resto? Mi dimetto, anzi no non mi dimetto e me ne sto a Downing Street di profilo, in controluce...».
Insomma, siamo nei pieno della farsa: una cosa da sentirci derubati, noi italiani, di un intero genere teatrale. O forse no. Forse stiamo assistendo (peggio, partecipando) alla più classica pièce dell'assurdo, se è vero che siamo tutti Vladimiro ed Estragone in attesa di Godot.
Qualche giorno fa su rivistastudio.it si segnalava l'entrata trionfale dell'espressione «brexiting» nell'Urban Dictionary, il sito che accoglie gii usi linguistici passeggeri, volatili, che si sentono in giro e che forse non diventeranno mai veri neologismi o lemmi da vocabolario.
Si «fa brexiting» quando ci si trova con amici o conoscenti (festa, aperitivo o altro) e si medita di andarsene, un po' scocciati un po' annoiati dall'atmosfera, si comincia a salutare ma senza davvero decidersi, si fuma un'altra sigaretta, si resta incastrati in una chiacchierata con uno sconosciuto. E il tempo passa, nei dubbio sei sempre «brexiting» e non riesci proprio a schiodarti.
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