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"La questione dei diritti umani non sia esclusa dai colloqui con il leader cinese", lo hanno chiesto con forza nei giorni scorsi le Organizzazioni non governative (Ong), consapevoli che i rapporti economici e di affari potessero lasciare poco spazio a un confronto sul rispetto dei principi di libertà e dei diritti fondamentali.
Oggi, il Presidente Mattarella, nel corso delle dichiarazioni congiunte alla stampa con il presidente cinese ha auspicato un "confronto costruttivo in occasione della sessione del dialogo UE-Cina sui diritti umani che si svolgerà a Bruxelles". E Xi Jinping, secondo quanto si apprende, sarebbe pronto ad aprire un dialogo con l'UE.
Nel linguaggio della diplomazia internazionale, già queste indiscrezioni sarebbero un segnale incoraggiante. Ma il timore che piuttosto che battere i pugni sul tavolo in nome dei diritti umani, i paesi europei alla fine preferiranno non innervosire Pechino per tenere aperta la possibilità di stringere accordi economici, è sempre alto. Soprattutto per le Ong che in questi giorni hanno presentato il conto salato delle violazioni dei diritti umani perpetrate dalle autorità cinesi: arresti arbitrari, detenzioni, incarcerazioni, tortura e altri maltrattamenti di avvocati e attivisti per i diritti umani, persecuzioni religiose e repressione delle minoranze etniche, fino alla pena di morte su cui non esistono dati ufficiali perché vige il 'segreto di Stato' ma si stima che le esecuzioni siano migliaia ogni anno.
Lo scorso anno, la cancelliera Angela Merkel aveva incontrato nel corso della sua visita ufficiale a Pechino Li Wenzu, moglie di Wang Quanzhang, un avvocato specializzato nella difesa dei diritti umani, uno dei 200 difensori dei diritti umani arrestati nel 2015 con l'accusa di sovversione: il loro reato, difendere attivisti politici, membri della setta del Falun Gong e contadini espropriati della loro terra. Lo scorso mese di gennaio, Wang Quanzhang è stato condannato a quattro anni e mezzo di prigione. Amnesty International ha denunciato il fatto come una "crudele messa in scena" e un "falso processo". I governi europei avranno la forza di alzare la voce di fronte a queste ingiustizie?
"La questione dei diritti umani non sia esclusa dai colloqui con il leader cinese", lo hanno chiesto con forza nei giorni scorsi le Organizzazioni non governative (Ong), consapevoli che i rapporti economici e di affari potessero lasciare poco spazio a un confronto sul rispetto dei principi di libertà e dei diritti fondamentali.
Oggi, il Presidente Mattarella, nel corso delle dichiarazioni congiunte alla stampa con il presidente cinese ha auspicato un "confronto costruttivo in occasione della sessione del dialogo UE-Cina sui diritti umani che si svolgerà a Bruxelles". E Xi Jinping, secondo quanto si apprende, sarebbe pronto ad aprire un dialogo con l'UE.
Nel linguaggio della diplomazia internazionale, già queste indiscrezioni sarebbero un segnale incoraggiante. Ma il timore che piuttosto che battere i pugni sul tavolo in nome dei diritti umani, i paesi europei alla fine preferiranno non innervosire Pechino per tenere aperta la possibilità di stringere accordi economici, è sempre alto. Soprattutto per le Ong che in questi giorni hanno presentato il conto salato delle violazioni dei diritti umani perpetrate dalle autorità cinesi: arresti arbitrari, detenzioni, incarcerazioni, tortura e altri maltrattamenti di avvocati e attivisti per i diritti umani, persecuzioni religiose e repressione delle minoranze etniche, fino alla pena di morte su cui non esistono dati ufficiali perché vige il 'segreto di Stato' ma si stima che le esecuzioni siano migliaia ogni anno.
Lo scorso anno, la cancelliera Angela Merkel aveva incontrato nel corso della sua visita ufficiale a Pechino Li Wenzu, moglie di Wang Quanzhang, un avvocato specializzato nella difesa dei diritti umani, uno dei 200 difensori dei diritti umani arrestati nel 2015 con l'accusa di sovversione: il loro reato, difendere attivisti politici, membri della setta del Falun Gong e contadini espropriati della loro terra. Lo scorso mese di gennaio, Wang Quanzhang è stato condannato a quattro anni e mezzo di prigione. Amnesty International ha denunciato il fatto come una "crudele messa in scena" e un "falso processo". I governi europei avranno la forza di alzare la voce di fronte a queste ingiustizie?
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