Le parole della crisi

In queste ore cruciali per le sorti di questa legislatura, ripercorriamo la crisi politica attraverso quattro parole raccontate da protagonisti e giornalisti: discontinuità, forni (teoria dei due), giallorosso o giallo-rosso, interlocuzione, MaZinga.

Discontinuità
AdnKronos, 20 agosto 2019
"E' giusto andare a verificare se in questo in Parlamento esistono ipotesi di altre maggioranze ma partendo da una netta discontinuità da quanto visto in questi mesi". Lo dice Nicola Zingaretti a Speciale Tg1. (...) La parola discontinuità è riferita sia alle personalità che ai contenuti".

Il Giornale, 23 agosto 2019, Giacomo Susca
Discontinuità van cercando. Sembra il traguardo più ambito in questa impasse ferragostana, come un parcheggio all'ombra sul mare. Ci girano intorno da giorni, dalle parti del Nazareno. «No al Conte-bis», «se si sfila anche Di Maio è meglio», «con una donna a Palazzo Chigi» allora sì che si tirerebbe una linea sul passato. Perché l'apparenza conta, signori. E pazienza se tutto cambia affinchè nulla cambi.

Ansa, 25 agosto 2019
La discontinuità deve essere garantita anche da un cambio di persone. Lo ha detto il segretario del Pd Nicola Zingaretti in una conferenza stampa nella sede del partito.

Repubblica, Stefano Folli, 25 agosto 2019
All'inizio della crisi di governo il Pd di Zingaretti si è affidato a una parola-chiave: "discontinuità". Termine che nel linguaggio un po' oscuro della politica intende esprimere un principio semplice: l'eventuale accordo tra Pd e 5S deve fondarsi su una differenza evidente — di uomini e di programmi — rispetto alla precedente esperienza di governo tra Lega e movimento grillino. La ragione è intuitiva: per il centrosinistra sarebbe inaccettabile essere considerato alla stregua di un mero partner di ricambio — fuori la Lega e dentro il Pd — mentre i Cinque Stelle restano saldamente centrali con i loro ministri e finanche il loro presidente del Consiglio. "Discontinuità" dunque: per costringere Di Maio e i suoi referenti a fare autocritica rispetto agli ultimi quattordici mesi e riconoscere, specie sul piano dei simboli, che il libro della legislatura ha voltato pagina.

Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, 25 agosto 2019
"Discontinuità". In politica non dipende dalle persone, salvo che siano indegne, ma dal programma. Ed è ovvio che quello giallo-rosa sarebbe discontinuo dal giallo-verde. Se M5S e Pd trovassero l'intesa, sarebbe un delitto mandarla a monte perché Zingaretti ritiene Conte un emblema della "continuità" e i 5 Stelle no. Fu il M5S a siglare con Salvini il Contratto giallo-verde dopo il no del Pd. Conte, neppure iscritto, arrivò dopo. Da indipendente di area. E come tale si comportò, da premier-mediatore, dando torto ora a Salvini ora a Di Maio. Il Pd, se vuole "discontinuità", dovrebbe chiederla a tutta la prima linea 5Stelle. Ma allora che senso ha trattare con loro? Meglio dire "voto subito", almeno si capisce. Senza contare che un governo senza i big della sua maggioranza durerebbe poco.


Forni (teoria dei due)
Agi, 23 agosto 2019
Pare Andreotti abbia coniato l'espressione della politica dei due forni all'inizio degli anni '60, quando il parto del centrosinistra pareva essere molto travagliato. Se tra i cattolici scalpitavano gli Scalfaro e tanti vescovi, tra i partiti dell'area di governo puntavano i piedi soprattutto i liberali, ancora affezionati all'idea di un Psi come non lo era più dai tempi dell'invasione dell'Ungheria. Ed in effetti, anche tra i socialisti qualche dubbio circolava. Andreotti fece intendere con la metafora che Pli o Psi non importava, la Dc poteva benissimo infischiarsene dell'uno per fare un accordo con l'altro e viceversa (...) l'espressione ideomatica è passata nel linguaggio politico, tanto da essere usata a più riprese anche in questi frangenti di crisi ad indicare il desiderio dei 5 Stelle di non chiudersi una via d'uscita, e restare nella piena possibilità di fare un accordo con il Pd o con la Lega. Due possibilità: due forni, appunto. Il vecchio o il nuovo, a seconda della convenienza. Ognuno il pane lo compra dove vuole, esattamente come lo Spirito che è libero di soffiare a suo piacimento.

La Stampa, Carlo Bertini, 23 agosto 2019
«I due forni sono inaccettabili, non si può tollerare che il dialogo resti aperto con la Lega». Zingaretti è perentorio. E Renzi è d'accordo sul fatto che loro devono chiudere il forno con Salvini. «Non possono discutere con noi e con lui».

La Repubblica, Stefano Folli, 23 agosto 2019
Non ci sono due forni per i Cinque Stelle, almeno per il momento. Non esiste cioè il forno leghista di riserva, in attesa di verificare se l'intesa principale - il forno del Partito Democratico - avrà successo o si avviterà in un fallimento.

La Stampa, Marcello Sorgi, 23 agosto 2019
L'ombra dei due forni - la vecchia politica andreottiana della Prima Repubblica fondata sull'indifferenza per gli alleati, chi ci sta ci sta - s'è allungata nuovamente, dopo poco più di un anno, nello studio alla Vetrata del Quirinale (...)


Giallorosso o giallo-rosso
Il governo gialloverde (M5S e Lega) potrebbe lasciar spazio a un governo cromaticamente diverso. Rispettando il principio della più ampia rappresentanza parlamentare, si è scritto e parlato di governo giallorosso.

Il Giornale, 23 agosto 2019, Giacomo Susca
Caduto il governo gialloverde, bisogna dare un «drizzone» al Paese. Già, perché se l'Italia è al bivio la strada in discesa in questo momento è quella che porta a sinistra. Un fantasma si aggira per le stanze del Colle: l'esecutivo giallorosso. Ecco, non sono solo i laziali a fare gli scongiuri. 

Il Foglio, 23 agosto 2019, Claudio Cerasa
Il governo giallorosso, o se volete rossogiallo per non far perdere i sensi ai già martoriati tifosi della Roma, ha ancora molti passi da fare, molti problemi da affrontare e molti veti da superare ...

Corriere della Sera, 24 agosto 2019, Massimo Gramellini
A Di Maio non hanno ancora spiegato se deve fare il governo giallorosso con Zingaretti o con Totti

La Stampa, 25 agosto 2019, Antonio Spadaro
"Siamo in una fase di mutazione dei partiti. Dentro il Pd si agitano anime differenti: da rosso tende ora al bianco ora al fucsia. Dentro i 5S pure: i toni di giallo sono variegati".


Interlocuzione
22 agosto 2019
"In queste ore sono state avviate tutte le interlocuzioni necessarie per trovare una maggioranza solida che converga sui nostri dieci punti, noi non lasciamo la nave affondare e che a pagare la crisi siano gli italiani". Lo ha detto il vicepremier e capo politico del M5S, Luigi Di Maio, al termine del colloquio con il capo dello Stato, Sergio Mattarella

Il Giornale, 23 agosto 2019, Giacomo Susca
Di Maio giura di averle «avviate per creare una maggioranza solida». Sarà... di sicuro è la prova che nei momenti di difficoltà il burocratese viene sempre in soccorso. Dopo mesi di litigate coi leghisti a colpi di post e di tweet, di chat e spunte blu, strafalcioni assortiti e congiuntivi sbagliati, adesso per formare un governo affidabile bisogna «interloquire». Nell'attesa di conoscere l'esito di tali interlocuzioni, il sospetto della supercazzola sorge.

Repubblica, Vittorio Coletti, 24 agosto 2019 

In questo momento di avvio di un delicato confronto tra 5S e Pd sembra che la parola cara ai due... interlocutori sia interlocuzione. A rigore interlocuzione (dal latino ínter, tra, e loqui, parlare) indica l'intervento di chi interrompe uno che parla o di chi prende la parola in una discussione. Parente stretto di interlocuzione è l'appena visto interlocutore, che designa quello (o quelli) con cui si parla o che parla con altri. In questo senso interlocuzione vale genericamente colloquio e partecipazione a una discussione. Ma l'interlocuzione è l'atto di chi interloquisce, che spesso e volentieri risulta inopportuno, non appropriato, non gradevole. Allora perché la politica che sta aprendo un nuovo confronto usa interlocuzione invece di uno dei suoi sinonimi più semplici e comuni (dialogo ad esempio), meno equivoci e più positivi? Il fatto è che interlocuzione dice anche qualcos'altro. Un altro suo parente etimologico è infatti interlocutorio, che significa provvisorio, non definitivo, un aggettivo che si usa per qualcosa che è in corso, non concluso, ancora aperto (es.: una fase interlocutoria, un parere interlocutorio). Con interlocuzione allora Pd e 5S dicono che il dialogo è appena cominciato e non si sa se continuerà né come. Comunicano l'apertura del colloquio e la provvisorietà, l'incertezza del suo percorso, la difficoltà e la speranza degli sviluppi della discussione. Sempre che sappiano quello che si dicono, naturalmente. 

MaZinga
Repubblica, Tommaso Ciriaco, 23 agosto 2019Una forza invisibile sembra sospingere l'accordo per il "governo MaZinga" - lo chiamano già così, dalla crasi tra i cognomi dei due leader - e tutto questo nonostante le paure dei protagonisti.

Giacomo Susca, Il Giornale, 25 agosto 2019 
«MaZinga», crasi creativa dai nomi dei due leader Di Maio e Zingaretti, era perfetto... solo che era già stato prenotato. In tempi non sospetti, sei mesi fa o giù di lì, il protagonista del celebre cartone animato degli anni '70-'80 era tornato virale su social e chat di Whatsapp. Beffa delle beffe, non veniva associato alla prodigiosa quanto improbabile comunione di intenti tra grillini e democratici, bensì il supereroe giapponese aveva nientemeno che il volto di Matteo Salvini. Proprio cosi, con tanto di sigla parodiata ad opera del «compositore, scrittore e pittore» padovano Fabio Lucentini, 44enne simpatizzante del ministro dell'interno 


Repubblica, Matteo Pucciarelli, 26 ago 2019
Presentando un accordo possibile per il governo MaZinga (Di Maio-Zingaretti, evocando il robot dei cartoni giapponesi) ...

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