(...) Al ricco florilegio di neologismi leghisti si aggiunge così quello dei «sommergibilisti». Sono i dirigenti che, sottacqua, contestano la gestione Salvini, pronti a emergere se, per miracolo, il governo giallorosé dovesse durare e costringere la Lega a una lunga traversata del deserto. Finora allo scoperto è venuto solo il capo dichiarato dell'opposizione intema, Gianni Fava (14% al congresso del º3), ma i sommergibilisti sono convinti di essere più numerosi.
«Nessuno contesta la leadership di Salvini. Il cerchio magico che lo circonda, sì. Un gruppo di yesman che gli dicono sempre di sì e gli hanno fatto perdere il contatto con la realtà», accusa un parlamentare. Nessuno, si diceva, per ora ci mette la faccia ed è quindi difficile quantificare la fronda, e soprattutto qualificarla.
L'ex segretario Maroni non ne fa parte, ma al Nord (al Sud il partito non è leghista, è salviniano) i frondisti sarebbero parecchi. C'è addirittura chi evoca una scissione prima delle urne, che tutti danno per scontate in primavera, dato che nessuno crede che il nuovo governo durerà. I sommergibilisti comunicano messagiandosi su Telegram. «Ironia della sorte, è un social ideato da un russo», ride uno dei partecipanti alle chat.
Per il momento, il lavorio è tutto sotterraneo, anzi subacqueo. «Non ci credo. Non siamo alla fine di un'epoca, come negli ultimi anni di Bossi. Salvini ha preso il partito al 4% e l'ha portato al 34: ci possono essere dei critici, magari degli invidiosi, ma non si può mettere in discussione una leadership così commenta un cacicco importante -. E poi se Matteo fosse davvero circondato diyesman, questa crisi non si sarebbe mai fatta. E stato lui a credere più di tutti all'alleanza con i grillini e a sforzarsi di farla funzionare. Il nuovo governo nasce malissimo. Adesso dobbiamo solo sederci sulla riva del fiume e aspettare di veder passare il suo cadavere». Chissà.
Alberto Mattioli
«Nessuno contesta la leadership di Salvini. Il cerchio magico che lo circonda, sì. Un gruppo di yesman che gli dicono sempre di sì e gli hanno fatto perdere il contatto con la realtà», accusa un parlamentare. Nessuno, si diceva, per ora ci mette la faccia ed è quindi difficile quantificare la fronda, e soprattutto qualificarla.
L'ex segretario Maroni non ne fa parte, ma al Nord (al Sud il partito non è leghista, è salviniano) i frondisti sarebbero parecchi. C'è addirittura chi evoca una scissione prima delle urne, che tutti danno per scontate in primavera, dato che nessuno crede che il nuovo governo durerà. I sommergibilisti comunicano messagiandosi su Telegram. «Ironia della sorte, è un social ideato da un russo», ride uno dei partecipanti alle chat.
Per il momento, il lavorio è tutto sotterraneo, anzi subacqueo. «Non ci credo. Non siamo alla fine di un'epoca, come negli ultimi anni di Bossi. Salvini ha preso il partito al 4% e l'ha portato al 34: ci possono essere dei critici, magari degli invidiosi, ma non si può mettere in discussione una leadership così commenta un cacicco importante -. E poi se Matteo fosse davvero circondato diyesman, questa crisi non si sarebbe mai fatta. E stato lui a credere più di tutti all'alleanza con i grillini e a sforzarsi di farla funzionare. Il nuovo governo nasce malissimo. Adesso dobbiamo solo sederci sulla riva del fiume e aspettare di veder passare il suo cadavere». Chissà.
Alberto Mattioli
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