Ma chi sono i parenti di primo grado?

“Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi”, recita un detto popolare. Ma quest’anno scoprire quel “tuoi” rischia di essere un mistero. O, almeno, lo è al momento. Pochi giorni fa, la Sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa, ospite della trasmissione “Otto e mezzo” (La7) ha dichiarato: «Al cenone di Natale solo parenti di primo grado». Un Natale con il «nucleo familiare più stretto», ha sottolineato poi sempre sulla stessa rete, ma a “L’Aria che Tira“, il Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Francesco Boccia.

Alla fine, a chiarire – si fa per dire – il concetto, è intervenuto direttamente il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte che parlando a “Futura: lavoro, ambiente, innovazione”, ha puntualizzato: «Natale non è solo shopping, fare regali. Natale, a prescindere dalla fede religiosa, è senz’altro anche un momento di raccoglimento spirituale e farlo con tante persone non viene bene». Qualcuno, semplificando, ha tradotto il concetto in “pochi intimi”.

Non si può negare, ma il tema delle parentele resta piuttosto ostico al nostro governo. Ricordate la confusione sulla questione “congiunti” la scorsa primavera? la parola, fin lì confinata ad ambiti strettamente giuridici, è diventata una delle più ricercate su Google da milioni di italiani in preda a mille dubbi sulla sua interpretazione. 

Il timore che, con l’approssimarsi della festività, un nuovo caos possa generarsi è forte. Per questo occorre fare chiarezza. Chi sono i “parenti di primo grado”? E’ equivalente con il “nucleo familiare più stretto”? e la formula generica usata da Conte prelude a una diversa interpretazione?

Le famiglie attendono anche per organizzare la cena della vigilia e il pranzo natalizio e non è indifferente sapere se intorno al desco potranno accomodarsi due o dieci persone.

In attesa di un Dpcm che faccia chiarezza, ricorriamo a quel che abbiamo a disposizione. Abbastanza chiara l’individuazione del “parente di primo grado”. Il calcolo dei gradi di parentela è indicato dal Codice Civile, articoli 74 e seguenti. In particolare, l’art. 75 recita: «Sono parenti in linea retta le persone di cui l’una discende dall’altra; in linea collaterale quelle che, pur avendo uno stipite comune, non discendono l’una dall’altra».

Il successivo articolo 76 precisa in merito ai gradi: «Nella linea retta si computano altrettanti gradi quante sono le generazioni, escluso lo stipite. Nella linea collaterale i gradi si computano dalle generazioni, salendo da uno dei parenti fino allo stipite comune e da questo discendendo all’altro parente, sempre restando escluso lo stipite». 

Semplificando, tra padre e figlio c’è parentela di primo grado, ma tra fratelli la parentela è di secondo grado. Così come tra nonno e nipoti. Mentre sale a terzo grado tra zio e nipote e a quarto tra cugini. Insomma, i genitori che hanno due figli dovrebbero scegliere con quale dei due trascorrere la festività, magari quello dei due che non ha prole perché in questo caso il figlio dovrebbe scegliere: o padre e madre oppure il suo erede. Tutto chiaro? Forse. Ma andando avanti, l’incertezza cresce.

Perché con “nucleo familiare più stretto” si intende qualcosa di diverso, si fa riferimento alla «famiglia costituita dai coniugi e dai figli legittimi, naturali, riconosciuti e adottivi e dagli affiliati con loro conviventi», come recita il diritto. Ad aprire poi scenari imprevedibili è il concetto di “pochi intimi“: delimitarne il perimetro è impossibile visto che non ne esiste una previsione giuridica.

Se può esser d’aiuto, un sito dedicato ai matrimoni spiega che «c’è chi intende un matrimonio ‘intimo’ con un massimo di 20/30 invitati, e chi invece concepisce ‘intimo’ un matrimonio con non più di 80/90 invitati. Tutto dipende da come immaginate che sia il vostro matrimonio». Per traslazione, giriamo alle autorità il problema: tutto dipende da come immagineranno potrà essere il prossimo Natale. 

Articolo pubblicato su Il Quotidiano del Lazio

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