Linguaggio dei giovani sempre più 'sporco'


"Mamma che cringe. Margherita ha un crush con Federico (età 11 anni ndr) ma dopo l'ha friendzonato". Sono rimasta con la narice arricciata, il sopracciglio alzato, l'occhio vitreo e la bocca spalancata, prima di riuscire a decifrare il linguaggio di mia figlia, prima media. Avere un'istruzione medio alta per comprendere il linguaggio dei cosiddetti "ggiovani" può non bastare. Quel che sorprende è la totale accozzaglia e guazzabuglio linguistico che compone il loro gergo, che lo fa sembrare alle volte un gramelot pop.

A farla da padrone è l'inglese, snaturato, adattato alle tendenze dialettali e incollato a loro piacimento nelle frasi che declinano. E allora capita che raccontino le vicende dei loro amici esprimendosi con un gergo che concilia Finsbury Park (quartiere a Nord di Londra) con Laurentino 38 (Roma), Rozzano (Milano) e lo Zen (Palermo). Bella bro (da brother, fratello in inglese), o bella sis (da sister, sorella).

Capirsi diventa un fatto di linguaggio, come quando ho scoperto che l'altro figlio più piccolo mi dava della nabbo. Nabbo, ovvero: scarso, termine raccolto dal videogame Fortnite, che deriva dall'informale inglese newbie (letteralmente neofita). Quando invece sei uno che se ne intende di qualche argomento o che semplicemente non è incapace ai videogame allora sei "un pro".

Le distanze sociali, complice l'avvento di internet, stanno rendendo il divario ancora più vasto e incomprensibile. I membri della Generazione Z (1995-2010) o la successiva generazione Alpha, hanno dei modi di dire propri nati negli ultimi anni oppure importati da altre parti del mondo, che si evolvono e cambiano anche in brevissimo tempo. «II linguaggio dei giovani ha co minciato ad essere oggetto di interesse con il Sessantotto», spiega Valeria Della Valle, linguista in pensione dell'Università La Sapienza di Roma e ospite fisso del programma di Rai Tre dedicato al linguaggio, condotto da Corrado Augias "Le parole per dirlo". «È sbagliato chiamarlo gergo», spiega, «perché sono fenomeni transitori, basti pensare alla parola "scialla", già in disuso. Un linguaggio che si esaurisce con le generazioni, di cui è difficile parlare in maniera generale perché cambiano da città in città, persino da quartiere a quartiere».

Parole dunque che dureranno poco, «scrivo da una vita dizionari di neologismi», racconta Della Valle, «e la percentuale di parole che rimangono nella nostra lingua, che siano straniere o dialettali, è minima. La lingua si rinnova ma lentamente». Babel, l'app per imparare le lingue, ha creato un vocabolario per "boomer", gli anzianotti, è un elenco di termini per aiutare i genitori a comprendere gli alieni che si trovano in casa. Per esempio "Ok, boomer" rappresenta la risposta che le nuove generazioni danno quando vengono rimproverati da persone più anziane, ovvero i boomer. Si pensi che nel novembre 2019, Chlöe Swarbrick (un membro del parlamento della Nuova Zelanda) ha detto ad un legislatore anziano "OK, Boomer" dopo aver interrotto il suo discorso sui cambiamenti climatici. Per lo staff dei sottotitoli della TV parlamentare della Nuova Zelanda, l'osservazione di Chlöe Swarbrick si è rivelata incomprensibile.

Quando la discussione finisce male, ovvero da genitore torni con le pive nel sacco, loro ti hanno blastato, annientato, altra parola che deriva dall'inglese to blast (esplodere). Il citato termine cringe viene utilizzato per indicare qualcosa che è estremamente imbarazzante, per il quale si prova vergogna. Il significato di questa parola in inglese è infatti "strisciare", "farsi piccolo". L'uso di questo termine è diventato più diffuso a seguito della pubblicazione di alcuni video su YouTube intitolati "Try Not to Cringe", una sorta di challenge nelle quali gli utenti si sfidavano a non provare imbarazzo davanti a delle scene particolari.

Friendzonare, questo verbo è senz'altro uno dei più suggestivi. Letteralmente significa "mettere nella zona degli amici" (friend-zone) ed è quindi un modo di respingere le avances di qualcuno. Dalla parola crush, sul dizionario Cambridge crush significa «schiacciare, comprimere, frantumare, stritolare», deriva anche un verbo, italianizzato, crushare: avere una cotta per qualcuno. Sempre dalla lingua di sua maestà Elisabetta II abbiamo smella: (smell) cattivo odore, puzza ("Senti che smella in questa stanza").

Ma perché l'uso di tanti neologismi anglosassoni? «Prestiti e non neologismi, come boomer. È molto diverso da inventare neologismi come fece Dante con "trasumanare, "indiarsi" o "inmillarsi. I giovani non hanno molta fantasia. È il segno che i danni sono altrove», chiosa il linguista e presidente dell'Accademia della Crusca Claudio Marazzini, «Ci accusano di purismo. Ma siamo soggiogati e poco creativi. E l'uso di inglesismi dimostra la debolezza di una nazione, ogni piccola parola ha il suo meccanismo psicologico. I giovani non fanno altro che riflettere le abitudini, come nelle aziende dove le parole italiane sono state del tutto sostituite». 

Moltissimo viene attinto dal mondo dei social come stalkerare. Uno "stalking" benigno, ovvero analizzare nel dettaglio il profilo social di una persona. Instagrammabile: quest'aggettivo indica sostanzialmente un qualcosa che merita di essere fotografato e pubblicato sul proprio profilo Instagram. Unfolloware: smettere di seguire una determinata persona su Instagram. Anche direct fa riferimento a Instagram, e il direct è un modo di contattare una persona tramite chat privata. Spottare, le pagine "spotted" dei social network servono per individuare persone che non si conoscono, ma che si sono viste dal vivo. Esempio: "Spotto ragazzo biondo che ieri sera alle 22 era al bar".

I ragazzi quando abbandonano l'inglese, e non è detto che sia un bene, si lanciano in crasi di parole italiane, come: amo, abbreviazione di "amore", utilizzata per chiamare confidenzialmente gli amici. O ne inventano di sana pianta come pezzotto, contraffatto, fasullo. Dallo spagnolo e dal mondo di Tik Tok arriva chica mala, ovvero il nomignolo che viene dato a quelle ragazzine (in media dai 10 ai 14 anni) che si atteggiano da adulte e fanno un po' le bullette. Si potrebbe pensare lo stesso di bitch. La traduzione dall'inglese all'italiano di questo termine femminile è decisamente poco carina, tuttavia nello slang giovanile viene spesso utilizzato come semplice sinonimo di ragazza.

E i grandi, i matusa, i boomer, di fronte a tutti questi nuovi termini come devono comportarsi? «L'adulto», spiega la professoressa Della Valle, «non si deve adattare al linguaggio, sarebbe un'operazione grottesca da parte dei genitori. Ognuno è bene che parli in base alla cultura della propria età». 

(articolo di Chiara Pellegrini pubblicato su il Giornale)

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