C'era una volta la giornata


C'era una volta la giornata. Non quella di lavoro o quella di vacanza. Non la nera, la no, la "splendida" di Vasco, la corvée del caporale. Si intende la giornata calcistica della Serie A, che in precedenza era davvero come si dice "tutta un programma": solido, affidabile, ordinato. Esiste ancora: ma è tutta un'altra cosa. 

Per le partite del campionato 2021-22 è stato presentato ieri un calendario asimmetrico, destrutturato, scaleno. In Inghilterra, Spagna, Francia è già così ma per l'Italia è la prima volta. Diciannove giornate in cui si giocano dieci partite sono necessarie a che ognuna delle 20 squadre ne incontri ogni altra: questo è il cosiddetto girone d'andata e la prima anomalia è che quest'anno si concluderà con una lunghissima sosta invernale per permettere lo svolgimento dei bizzarri campionati mondiali in Qatar. 

Alla fine della sosta comincerà come di consueto il cosiddetto girone di ritorno, quello in cui le squadre si incontreranno per la seconda volta a stadi invertiti. L'ordine delle giornate di ritorno però non sarà più lo stesso dell'andata e in ogni giornata non si disputeranno le stesse dieci partite. Dal bar sport al talk show, ogni elucubrazione tattico-strategica non trascura l'incidenza del "fattore tempo" che ora assume però una funzione spiazzante. Si è passati dalla rigida ciclicità all'entropia ricercata. 

Una volta le partite tra le squadre importanti potevano intervenire solo dopo alcune giornate, alcuni derby capitavano la stessa domenica e, soprattutto, vigeva una corrispondenza pressoché liturgica fra "Giornata" calcistica e "Domenica". Rita Pavone veniva infatti lasciata sola sempre e soltanto di Domenica: giornata per eccellenza del tifoso (o comunque del maschio irreperibile). Subentrarono poi i turni infrasettimanali, e quindi gli anticipi, e inoltre il posticipo, secondo logiche italianissime denominate con termini variamente culinari, come "spezzatino" o "spalmare". 

L'anno scorso ci si è messo di mezzo pure il Covid, con le disposizioni mutevoli delle autorità e le liti condominiali in Lega: risultò una confusione di sfasature tale che la partita di andata tra Juventus e Napoli fìnì per essere disputata soltanto dopo quella di ritorno, secondo la chiassosa figura di inversione che le scuole di retorica frequentano dall'antichità con il nome di "hysteron pròteron" ma che alle gazzette sportive era del tutto sconosciuta. 

Sminuzzata e rimescolata come una compressa nel bicchier d'acqua sul comodino di un malato, la "giornata" calcistica ha abdicato del tutto alla rituale prevedibilità per abbracciare gli accidentali addensamenti del Fato. Si toglie così un'altra certezza computistica ai cabalisti che stanno attenti a coincidenze, sovrapposizioni di date, sincronicità junghiane, come la corrispondenza da taluni considerata magica fra i due 11 luglio delle finali vittoriose, la mondiale 1982 a Madrid e l'europea 2021 a Londra. 

L'appassionato conosce a menadito il repertorio di luoghi comuni adatti alla circostanza: "prima o poi dobbiamo affrontare ogni avversario", "non esistono squadre minori", "l'importante è una panchina lunga", "speriamo di non subire infortuni nella parte più intensa della stagione", "dobbiamo farci sempre trovare pronti". Del resto si sa che la palla è rotonda. Quel che non si sapeva ancora è che la rotondità (dei meccanismi rassicuranti, simmetrici, immutabili) fosse diventata una palla. 

(articolo di Stefano Bartezaghi pubblicato su la Repubblica)

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