Daniela Pietrini: "Dalla mascherina come travestimento alla 'mascherina di comunità'"

"Il termine mascherina esisteva già nel '500 e veniva utilizzato per indicare una persona graziosa, solitamente una donna o un bambino, in maschera. Prima della pandemia, il termine era usato soprattutto col significato di travestimento", così Daniela Pietrini, docente di Linguistica Italiana e Francese presso l'Università Martin-Luther di Halle-Wittenberg. 

Pietrini ha analizzato le espressioni e le parole associate a mascherina più frequentemente da quando è esplosa la pandemia: da quelle che evidenziano il materiale (ad esempio, le mascherine di stoffa), il modo di produzione (la mascherina casalinga) e molto altro ancora. 

Ma il termine ufficiale adottato in Italia che è presente anche in un testo di legge, il decreto del 26 aprile 2020, è 'mascherina di comunità'. "Una espressione a prima vista poco trasparente - commenta Pietrini - il testo di legge la definisce e non si riferisce alle mascherine chirurgiche o sanitarie ma a quelle che, ad esempio, possiamo cucire in casa. Il termine 'mascherina di comunità' è un anglismo, un calco, traduzione di 'community mask', che è un accorciamento di 'community made face mask', espressione con cui si designa originariamente una mascherina prodotta 'dalla comunità per la comunità'".

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